“Genoano occasionale vieni solo con l’Internazionale”. Lo striscione compare qualche minuto prima di Genoa-Inter. Non sono d’accordo. Io che già mi innervosisco per il tifo-contro, non sono d’accordo. A Marassi c’erano quasi 30mila persone, di cui 20mila abbonati. Come funziona? Solo chi vede allo stadio tutte le partite è considerato un tifoso vero? Non sono d’accordo. C’è chi la domenica (o il sabato o il venerdì o pensa un po’ anche il lunedì) lavora. C’è chi semplicemente non può permettersi di pagare il biglietto e quindi seleziona con attenzione le partite sul calendario. Così, per informazione: la tribuna superiore costa 60 euro (escludendo a priori quella centrale da 100 a 150 euro), i distinti (lato lungo di fronte alla tribuna) costano 40 euro, gradinata 25 euro (se c’è posto) e 25 anche il settore ospiti, a Genova è la “gabbia” per le reti che circondano gli angoli riservati ai tifosi avversari. Non sono d’accordo dunque con quello striscione. O forse semplicemente non posso capire. Perché dovrebbe essere così sbagliato voler vedere in campo un Eto’o o magari Milito che fino a due anni fa era rossoblu? Perché dovrebbe essere sbagliato voler vedere una potenziale bella partita di calcio? Il tifoso che fa distinzioni, che fa lo schizzinoso con le facce nuove sugli spalti proprio non lo riesco a capire.
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Genoani occasionali, quel brutto striscione contro
Published novembre 1, 2010 Ho visto , Oggi 3 CommentsTag:29/10/2010, genoa, genoa-inter, marassi, stadio, striscioni, tifosi
Marassi, le chiavi sono un’arma i coltelli no
Published ottobre 16, 2010 Oggi Leave a CommentTag:genova, italia-serbia, marassi, nazionale
Quando entro allo stadio mi controllano il biglietto due volte, prima di arrivare ai tornelli. Lì si passa il codice a barre del biglietto e si può entrare. In tribuna appena varcato il cancello ti chiedono ancora una volta la carta d’identità, poi ti fanno aprire la borsa. Vado a Marassi con mio fratello. A entrambi chiedono di aprire lo zaino, la custodia della macchina fotografica. Se vedono le chiavi uscire dalle tasche dei jeans chiedono spiegazioni. “Sono le chiavi di casa”, mio fratello risponde tranquillo. Io un po’ mi arrabbio perché non sempre i controlli sono fatti con educazione. Quando entri in gradinata è peggio. Spesso c’è la Finanza a chiederti di aprire lo zaino, con le ragazzi sono più gentili, con i ragazzi no. Tutti teppisti, sembra essere questo il loro pensiero.
Ho letto e sentito troppa gente esibirsi in variegate frasi, tutte riassumibili in “serbi di merda”. Fastidioso. Pericoloso. Mentre vedevo i fumogeni in campo, le cesoie usate per tagliare la rete della gabbia, ho pensato solo a quando vado allo stadio con mio fratello. Con la mia sciarpa del Genoa, il sorriso stampato in faccia, l’agitazione del prepartita. E quei continui controlli di chi ti vede comunque come uno capace di prendere a botte il suo vicino. Così mi chiedo perché un mazzo di chiavi viene considerato un’arma e un coltellino no.