Posts Tagged 'centro storico'

Genova, parole sulle pietre

Genova, solo pochi passi. Un madonnaro ha lasciato il suo disegno di gessi colorati incustodito accanto alla cattedrale. Melina bacchetta chi la ostacola. Aveva scritto in rosso uno dei suoi messaggi sotto i portici di piazza De Ferrari, l’avevano cancellata. E lei ha riscritto, perché le parole “sono più importanti di un muro”. E c’è un racconti comparso in una notte. Parole scritte in corsivo bianco, si trovano in tutto il centro storico. Mi piacerebbe avere una mappa con segnate le pagine di questo romanzo urbano. Mi piacerebbe dare un volto e un nome al suo autore.

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Via Canneto il Lungo perde la sua identità

Via Canneto il Lungo è la strada della spesa, dei fruttivendoli, del pesce fresco. Lunga e stretta, tante vetrine, vecchie botteghe dai profumi antichi e i colori accesi dei nuovi genovesi. E’ una strada fatta di pietre, rigate, scalfite. Da mesi il cantiere è aperto, si apre, si chiude, si sposta. Tubi da cambiare. E a vederli smontati, aperti, rotti vien da dire “meno male”. Però c’è qualcosa che non fa stare tranquilli chi ci vive. Vado a Genova la domenica, nemmeno tutte. Un giorno ho trovato i tubi del gas che passavano in alto all’altezza del portone di casa mia. Provvisori. Un altro giorno non ho trovato più le pietre, solo voragini. Provvisorie. Poi è arrivata la sabbia, dopo ancora l’asfalto. Provvisorio. Solo a tratti, solo in alcuni punti. Un rattoppo. Provvisorio anche questo. Io voglio crederci. Voglio credere che finiti i lavori le pietre torneranno al loro posto. Voglio credere che non ci vorranno anni. Ma ricordo bene stradone Sant’Agostino. Pieno centro storico, sede della facoltà di architettura. Lì per non rovinare la pavimentazione durante alcuni lavori avevano steso una copertura di plastica e poi una colata di cemento. Ci è rimasta anni. Anche a cantiere chiuso da tempo. Le fotografie ci sono, le date anche, non si può scherzare. Le lascio grandi apposta queste immagini. In alto si vede piazzetta dell’Amico, un pezzo di asfalto, le poche pietre rimaste, cemento. E poi una delle tante passerelle che scandiscono via Canneto il Lungo. Questo è una specie di nodo al fazzoletto. Perché adesso una delle più tradizionali strade del centro storico di Genova ha perso la sua identità e bisognerà essere capaci di restituirgliela.

Un albero sull’asfalto

Come fa un albero a sopravvivere in mezzo all’asfalto, con la luce dei lampioni di notte, quella intermittente del sole di giorno? Nel porto antico di Genova, tra i pilastri della sopraelevata, un fico resta lì da anni. Quando ero piccola e andavo lì a giocare stavo seduta sul muretto che lo circonda, cercando un po’ d’ombra. Adesso è sempre lì, spoglio d’inverno, verde d’estate. Di fronte, le palme incastrate tra le pietre e il mare, l’acqua ferma e grigia del porto turistico. Dietro, le case, palazzo San Giorgio, la rete dei vicoli pronta ad aprirsi e chiudersi ai passanti. Le auto corrono sulla strada a pochi metri dagli ultimi rami, sospese su quella striscia di asfalto che taglia l’aria. Sotto si cammina indifferenti. E l’albero resta a guardare.

La crisi? Si combatte con lo spirito natalizio

Genova, via san Lorenzo. E ci sono già le decorazioni natalizie. Le luci, le stelle fatte di piccole lampadine, le ghirlande con al centro una palla rossa. Le hanno messe lo scorso fine settimana. Un po’ presto, mi sembra. Ma il Natale è già arrivato anche nei supermercati. In modo subdolo. Perché non ci sono alberi di Natale, stelle comete e imponenti renne trainate da babbo Natale a decorare le confezioni dei dolci. Ma i dolci ci sono, panettoni e pandori in prima fila tra gli scaffali. Con una motivazione, lasciata intendere da più parti. Per far sentire alla gente meno forte l’aria di crisi si cerca di anticipare lo spirito natalizio. Quindi le feste contro i conti che non tornano. Eppure a me sembra persino il contrario. Nel vedere già i primi segni del Natale (con più di due mesi di anticipo) non ci si sentirà ancora più depressi per tutti quei dolci che non si potranno comprare, per il cenone che dovrà essere più modesto, per i regali che si ridurranno a “piccoli penseri”?

I tetti di Genova

Le città del futuro sono quasi sempre rappresentate come la somma di livelli di una città che cresce un piano alla volta. Dallo strato più basso a contatto con la terra a quello più ossigenato con il cielo a fare da coperchio. A Genova non ci sono civiltà del futuro né navicelle spaziali che salgono da un livello all’altro, ma c’è una seconda città “aerea”. E’ la Genova dei tetti e dei terrazzi, sono i tetti del centro storico. E’ come vedere una città diversa che guarda dall’alto la sua prima metà. E’ una seconda distesa di spiagge: manca la sabbia e in effetti anche il mare, ma ci sono le sdraio e i lettini, ombrelloni e tavolini, piccole piscine. Ci sono finestre che si aprono sul tetto di ardesia, ma anche piccole aperture che danno accesso a spazi di un metro per un metro dove si riesce a far stare una sedia, un comodo cuscino e un’immancabile pianta dalle foglie larghe e verde smeraldo. Ci sono piante arrampicanti che rendono verdi i pergolati di legno, c’è chi legge il giornale e chi fa colazione, chi dà l’acqua a un albero di limoni. I bambini giocano con i nonni a ricreare il mare tra le piastrelle del terrazzo: hanno un sacchetto pieno di sassi e la piscina gonfiabile li fa sentire come in uno degli stabilimenti della Genova-bene. Sui tetti  si sente il profumo delle grigliate, di chi cuoce salsiccia e bistecca per una cena tra amici sotto le stelle, con la lanterna che fa luce anche lì. Ma c’è anche il profumo di pane caldo e focaccia, perché il camino del panificio sotto casa è lì a pochi metri e a volte anche quello di sughi o peperoni, perché dalle finestre pranzo e cena si condividono negli odori che si diffondono nell’aria. Si sentono le navi del porto in partenza dai tetti del centro storico. Si sentono anche gli annunci, se il vento si diverte a portare in giro i suoni. Ci sono antenne della tv attaccate alle ringhiere, e una distesa di antenne paraboliche: non servono solo per vedere le partite di calcio, sono il contatto con la propria terra dei tanti stranieri che abitano nel centro. Ma ci sono anche statue e fontane che nemmeno potresti immaginare, perché dal basso, dai vicoli stretti e scuri, non credi possibile che ci sia il cielo, e che qualcuno sotto il cielo possa aver costruito un piccolo mondo illuminato.


I BRUSCHI DETTAGLI

Raccontare, vedere poi ascoltare e scrivere. Leggere, chiedere, curiosare. E una pagina bianca per dirlo a qualcuno. Non il Tutto, solo qualche dettaglio

SUL COMODINO

Paul Auster, un po' di Pamuk, Erri De Luca

ULTIME LETTURE

Un uso qualunque di te (Sara Rattaro)

Twitter factor (Augusto Valeriani)

La vita è altrove (Milan Kundera)

1Q84 (Haruki Murakami)

Zita (Enrico Deaglio)

L'animale morente (Philip Roth)

Così è la vita (Concita de Gregorio)

I pesci non chiudono gli occhi (Erri De Luca)

Cattedrale (Raymond Carver)

Lamento di Portonoy (Philip Roth)

Libertà (Jonathan Franzen)

Il dio del massacro (Yasmina Reza)

L'uomo che cade (Don De Lillo)

Il condominio (James G. Ballard)

Sunset limited (Cormac McCarthy)

I racconti della maturità (Anton Cechov)

Basket & Zen (Phil Jackson)

Il professore di desiderio (Philip Roth)

Uomo nel buio (Paul Auster)

Indignazione (Philip Roth)

Inganno (Philip Roth)

Il buio fuori (Cormac McCarthy)

Alveare (Giuseppe Catozzella)

Il Giusto (Helene Uri)

Raccontami una storia speciale (Chitra Banerjee Divakaruni)

Cielo di sabbia (Joe R. Lansdale)

La stella di Ratner (Don DeLillo)

3096 giorni (Natascha Kampusch)

Giuliano Ravizza, dentro una vita (Roberto Alessi)

Boy (Takeshi Kitano)

La nuova vita (Orhan Pamuk)

L'arte di ascoltare i battiti del cuore (Jan-Philipp Sendker)

Il teatro di Sabbath (Philip Roth)

Sulla sedia sbagliata (Sara Rattaro)

Istanbul (Orhan Pamuk)

Fra-Intendimenti (Kaha Mohamed Aden)

Indignatevi! (Stéphane Hessel)

Il malinteso (Irène Némirovsky)

Nomi, cognomi e infami (Giulio Cavalli)

Tangenziali (Gianni Biondillo e Michele Monina)

L’Italia in seconda classe (Paolo Rumiz)

ULTIME VISIONI

Be kind rewind (Michel Gondry, 2007)

Kids return (Takeshi Kitano, 1996)

Home (Ursula Meier, 2009)

Yesterday once more (Johnnie To, 2007)

Stil life (Jia Zhang-Ke, 2006)

Cocaina (Roberto Burchielli e Mauro Parissone, 2007)

Alla luce del sole (Roberto Faenza, 2005)

Come Dio comanda (Gabriele Salvatores, 2008)

Genova, un luogo per dimenticare (Michael Winterbottom, 2010)

Miral (ulian Schnabel, 2010)

Silvio forever (Roberto Faenza, 2011)

Election (Johnnie To, 2005)

Oasis (Lee Chang-dong, 2002)

Addio mia concubina(Chen Kaige, 1993)

La nostra vita (Daniele Luchetti, 2010)

Departures (Yojiro Takita, 2008)

La pecora nera (Ascanio Celestini, 2010)

Flags of our fathers (Clint Eastwood, 2006)

L'uomo che fissa le capre (Grant Heslov, 2009)

Buongiorno Notte (Marco Bellocchio, 2003)

Vallanzasca - Gli angeli del male (Michele Placido, 2010)

Paz! (Renato De Maria, 2001)

Stato di paura (Roberto Burchielli, 2007)

Gorbaciof (Stefano Incerti, 2010)

L'esplosivo piano di Bazil (Jean-Pierre Jeunet, 2008)

Confessions (Tetsuya Nakashima, 2010)

127 ore (Danny Boyle, 2010)

Qualunquemente (Giulio Manfredonia, 2011)

American life (Sam Mendes, 2009)

Look both ways (Sarah Watt, 2005)
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