Archivio per luglio 2010

“Gli italiani parlano sottovoce”. Non me ne ero accorta

Da Mont Juic vedi tutta Barcelona, riconosci i container del porto che vedi dall’aereo appena arrivato, le guglie, il verde, il mare. Dalle Ramblas abbiamo attraversato il Raval, per prendere la funicolare alla stazione di Paralel-el. Ai balconi hanno appeso lo striscione “Volem un barri digne”. Chiedono un quartiere degno, almeno. E’ più buio e sporco di altre zone, ci passa meno gente, ma ci trovi un elettricista (turco, che ci ha venduto un adattatore funzionante, non come l’indiano che ci ha fregati), piccoli negozietti, una sorta di garage con frigoriferi in vendita, anziani seduti sulle panchine “singole”. Attraversi le Ramblas e in effetti sembrano due città diverse.

A El Born siamo entrati in un negozietto, volevo provare una maglietta. Ho fatto segno alla ragazza. Lei mi ha aperto la tenda del camerino. “Siete italiani?” “Sì..” “Si capisce, perché parlate sotto voce…”. Stupore. Le ho detto che gli italiani mi sembrano sempre più casinisti degli altri. “No, lo sono più gli inglesi”. Può essere, penso io. Però di italiani qui ne sento troppi e si fanno sentire. Mentre provo la maglietta, mi racconta che è di Brindisi e vive a Barcellona da due mesi. Il suo ragazzo ha trovato un posto da ingegnere (“lo hanno cercato loro – mi dice – mentre in italia non trovava niente”) e lei tra un amore via skype e un’altra vita in Spagna ha deciso al volo di trasferirsi. Per ora lavora in questo negozio, però è un’assistente sociale. “Qui ti fanno i corsi gratis di spagnolo, non ti lasciano solo”. Per fare il suo lavoro dovrà imparare anche il catalano, il castigliano in pratica non le serve. Ci vorrà più tempo. Ma nessuno le ha detto che non si può fare, anzi. Mi dice che Barcellona ti offre tutto quello che vuoi. Forse è vero. Io la sento troppo nelle mani dei turisti, non tutta. Per fortuna non ancora tutta.

Da Camp Nou alla Boqueria (o viceversa)

Da Camp Nou alla frutta tagliata a pezzetti nel mercato della Boqueria, alle stradine del Barrio Gotic e del Born, alle chiese gotiche, con mostri e animali alati che controllano dall’alto. Ieri ci abbiamo scherzato: “Dai andiamo a Camp Nou”. Oggi lo abbiamo messo in pratica. Perché no, insomma? Certo, 19 euro non sono poco. Ma la visita è completa: museo, stadio tutto. Tutto significa dal campo allo spogliatoi, bagni compresi. Un po’ morboso? Forse. Ammetto che abbiamo fatto la foto mentre fingiamo di fare pipì. E rivelo che in mezzo al vano docce hanno una bella vasca idromassaggio. Poi la sala stampa, la panchina, la tribuna d’onore. Dicono sia il museo più visitato di Barcelona. Comunque è tutto rimasto ai “campioni 2009/2010”.

Calcio a parte, la Boqueria è un posto dai colori incredibili. Chi vende frutta si è anche attrezzato per vendere frullati freschi, che vengono sistemati ogni mattina in ordine di colore. La frutta è tagliata in comode vaschette, 1 euro con forchetta. Ci sono caramelle gommose, uova, pesci e molluschi. Peperoncini, spezie e salumi. Non è più un mercato tradizionale. Non è il Portogallo. Qui lo sanno di essere soggetti da fotografia. Non che dietro al banco si mettano in posa, però c’è la consapevolezza di non poter più “solo” vendere frutta e verdura, ma di essere parte del pacchetto turistico della città. 

Devono correggere un’impressione di ieri: i venditori di birra sulle Ramblas non vendono solo birra.

Barcelona, un laboratorio

Per strada la sera ci sono ragazzi che girano con lattine di birra, in vendita. Il mimo non è il semplice lenzuolo bianco e il trucco a coprire il vivo. E’ un travestimento elaborato. Barcelona è sempre in movimento, è vero. Bisogna dare ragione alle guide (anzi, alla Guida, la Routard). Si mangia a tutte le ore, si beve a tutte le ore, si cammina sempre. La città si piega ai tuoi turisti, che a loro volta spostano gli orari di pranzo e cena, prime abitudini da rivedere.

Barcelona in costruzione. La Sagrada familia è un laboratorio. I visitatori camminano a un passo dagli operai. Mi vengono in mente gli anziani che appena apre un cantiere in città se ne stanno a curiosare per un po’, controllano l’andamento dei lavori. Qui è sotto gli sguardi costanti della gente di tutto il mondo, che scopre di dare il suo contributo al progetto di Gaudì pagando i 12 euro dell’ingresso. Così insomma la puoi sentire anche tua.

E’ una città con gente strana. Brutte facce, se vogliamo, girano un po’ dappertutto. Ma oguno si fa gli affari suoi. Quello che colpisce è sicuramente la varietà e la vastità di volti. Chiedere informazioni è facile. Non importa in che lingua tenti di arrangiarti. Gli anziani del posto soprattutto sono incredibili. Io e mio fratello ne abbiamo incontrato uno con moglie sulle Ramblas. Cercavamo la piazzetta dell’albergo. Ci ha dato qualche indicazione. Poi ha voluto sapere da dove arriviamo. “Italia, Genova”. E lui tutto felice ci ha detto che ci ha vissuto per 4 mesi.

La lingua. Ancora una volta mi sento ignorante. Certo, sapevo della differenza tra castigliano e catalano, però non pensavo di trovarmi di fronte a due lingue completamente diverse, insomma non si può dire “in Spagna si parla lo spagnolo”. Qui il castigliano è una lingua diversa, trattata al pari di inglese e francese, compare nei menu, nelle informazioni, nei depliants. Mi piace l’adios per salutarsi.  Se non ti rivedrai mai più, è l’espressione più corretta. Se il giorno seguente sarai ancora lì, sarà un bentornato ancora più sorprendente.


I BRUSCHI DETTAGLI

Raccontare, vedere poi ascoltare e scrivere. Leggere, chiedere, curiosare. E una pagina bianca per dirlo a qualcuno. Non il Tutto, solo qualche dettaglio

SUL COMODINO

Paul Auster, un po' di Pamuk, Erri De Luca

ULTIME LETTURE

Un uso qualunque di te (Sara Rattaro)

Twitter factor (Augusto Valeriani)

La vita è altrove (Milan Kundera)

1Q84 (Haruki Murakami)

Zita (Enrico Deaglio)

L'animale morente (Philip Roth)

Così è la vita (Concita de Gregorio)

I pesci non chiudono gli occhi (Erri De Luca)

Cattedrale (Raymond Carver)

Lamento di Portonoy (Philip Roth)

Libertà (Jonathan Franzen)

Il dio del massacro (Yasmina Reza)

L'uomo che cade (Don De Lillo)

Il condominio (James G. Ballard)

Sunset limited (Cormac McCarthy)

I racconti della maturità (Anton Cechov)

Basket & Zen (Phil Jackson)

Il professore di desiderio (Philip Roth)

Uomo nel buio (Paul Auster)

Indignazione (Philip Roth)

Inganno (Philip Roth)

Il buio fuori (Cormac McCarthy)

Alveare (Giuseppe Catozzella)

Il Giusto (Helene Uri)

Raccontami una storia speciale (Chitra Banerjee Divakaruni)

Cielo di sabbia (Joe R. Lansdale)

La stella di Ratner (Don DeLillo)

3096 giorni (Natascha Kampusch)

Giuliano Ravizza, dentro una vita (Roberto Alessi)

Boy (Takeshi Kitano)

La nuova vita (Orhan Pamuk)

L'arte di ascoltare i battiti del cuore (Jan-Philipp Sendker)

Il teatro di Sabbath (Philip Roth)

Sulla sedia sbagliata (Sara Rattaro)

Istanbul (Orhan Pamuk)

Fra-Intendimenti (Kaha Mohamed Aden)

Indignatevi! (Stéphane Hessel)

Il malinteso (Irène Némirovsky)

Nomi, cognomi e infami (Giulio Cavalli)

Tangenziali (Gianni Biondillo e Michele Monina)

L’Italia in seconda classe (Paolo Rumiz)

ULTIME VISIONI

Be kind rewind (Michel Gondry, 2007)

Kids return (Takeshi Kitano, 1996)

Home (Ursula Meier, 2009)

Yesterday once more (Johnnie To, 2007)

Stil life (Jia Zhang-Ke, 2006)

Cocaina (Roberto Burchielli e Mauro Parissone, 2007)

Alla luce del sole (Roberto Faenza, 2005)

Come Dio comanda (Gabriele Salvatores, 2008)

Genova, un luogo per dimenticare (Michael Winterbottom, 2010)

Miral (ulian Schnabel, 2010)

Silvio forever (Roberto Faenza, 2011)

Election (Johnnie To, 2005)

Oasis (Lee Chang-dong, 2002)

Addio mia concubina(Chen Kaige, 1993)

La nostra vita (Daniele Luchetti, 2010)

Departures (Yojiro Takita, 2008)

La pecora nera (Ascanio Celestini, 2010)

Flags of our fathers (Clint Eastwood, 2006)

L'uomo che fissa le capre (Grant Heslov, 2009)

Buongiorno Notte (Marco Bellocchio, 2003)

Vallanzasca - Gli angeli del male (Michele Placido, 2010)

Paz! (Renato De Maria, 2001)

Stato di paura (Roberto Burchielli, 2007)

Gorbaciof (Stefano Incerti, 2010)

L'esplosivo piano di Bazil (Jean-Pierre Jeunet, 2008)

Confessions (Tetsuya Nakashima, 2010)

127 ore (Danny Boyle, 2010)

Qualunquemente (Giulio Manfredonia, 2011)

American life (Sam Mendes, 2009)

Look both ways (Sarah Watt, 2005)
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