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Ognuno è artefice del suo destino

Pag 262 – Tropico del Cancro. Una nota segnata al volo sul cellulare. Riprendo la pagina.

“Se a volte incontriamo pagine esplosive, pagine che feriscono e bruciano, che strappano gemiti e lacrime e bestemmie, sappiate che son pagine di un uomo alle corde, un uomo a cui non resta altra difesa che le parole e le parole sono sempre più forti della menzogna, peso schiacciante del mondo, più forte di tutte le ruote e i cavalletti che i vili inventano per infrangere il miracolo della personalità. Se un uomo mai osasse tradurre tutto quel che ha nel cuore, mettere giù quella che è la sua vera esperienza, quel che è veramente verità, io credo allora che il mondo andrebbe infranto, che si sfascerebbe in frantumi, e né dio, né accidente, né volontà potrebbe mai radunare i pezzi, gli atomi, gli elementi indistruttibili che componevano il mondo”.

(Henry Miller, Tropico del Cancro)

Ho segnato questo paragrafo mentre prendevo il sole e leggevo. Un lettino in mezzo a tanti, in un fine maggio dal sapore già estivo, ma ancora lento nei ritmi. In un angolo di Liguria, a due facce, equamente distribuite tra i giorni della settimana. Tropico del Cancro è Parigi. Anche. Leggevo. E vedevo. Famiglie, persone, coppie, bambini, uomini soli, donne sole. Qualche stereotipo. Volti che se osassero tradurre tutto quello che hanno nel cuore sfascerebbero il mondo.

Immagini. 

Mamma, papà, due figlie. Genitori piuttosto giovani, meno di quaranta. Lui ascolta la radio, con le cuffie. Lei fa ripassare i verbi alla più grande per la verifica di italiano. Non ne ha voglia: né la bambina di ripetere indicativi e congiuntivi alle tre di un pomeriggio di vacanza, né la madre. “Io le ho già studiate ‘ste cose, lei fa così sempre, non ha voglia di prendere i libri in mano, ma io ho altre cose da fare, cose più importanti”. Parla di sua figlia con il marito (che non dice una parola, ma ha tolto le cuffie) mentre questa ragazzina è lì a pochi centimetri, parlano di lei come se non esistesse. La madre-moglie sottolinea – senza mai dirlo direttamente – che lui non può sapere come si comporta la figlia durante tutta la settimana, la vede solo in questi due giorni. Non dice niente questo padre a sua figlia, non dice niente questo marito alla moglie. Entrambi poi si dedicano alla piccolina. La grande resta a guardare nel vuoto, un libro con parole evidenziate inverde sulle gambe.

C’è una coppia, lei superpalestrata, la pancia piatta piatta, le gambe muscolose. Tutta “amore-tesoro”, non toglie la medaglietta Tiffany neanche sotto il sole delle tredici, e mentre la osservo penso “oddio adesso si brucia la pelle e le resta una sagoma tonda tra le costole”. Parlano parlano parlano. Il niente. 

Nonni paterni, con figlio e nipotina. A mezzogiorno o poco più ci si veste per andare a casa a mangiare, i nonni fremono. Se la bambina sta troppo in acqua, se sta troppo al sole, se non si vuole vestire, se vuole il gelato. Ma il papà-tornato-figlio non dice una parola, non un “lasciateci in pace”. Il secondo niente.

Cade una maglietta, era appoggiata alla sdraio. Lui: “Se è caduta vuol dire che l’avevi messa male”. Lei (mentre cambia una bimba ancora con il pannolone): “Dai non si è sporcata”. Lui: “Ma cosa importa, è caduta, devi fare attenzione cazzo”. Lui urla, lei lascia che lui urli. Si può ancora scappare?

Ma tra coppie di fighetti che sembrano spezzarsi sotto il peso delle parole che dicono e non dicono, ci sono anche spiragli di normalità. Una famiglia un po’ panciuta gioca sotto l’ombrellone. Sembrano aver deciso per la spiaggia all’ultimo momento, in jeans, nessuna traccia del costume. Ma chissenefrega basta avere due formine per far costruire mondi di pietre ai due bambini. “Ognuno è artefice del suo destino”. Un tatuaggio su un braccio abbronzato. Ha voglia di scappare questo ragazzo muscoloso, i capelli lunghi, la pelle abbronzata. Vorrebbe fare il pescatore in Polinesia. Non perché la conosce, non perché l’ha vista. E’ un’idea, un’immagine, la più lontana possibile. “Cosa ti trattiene? Non lo capisco”. Glielo chiede un milanese sulla cinquantina. Ha lasciato la moglie e casa e sta un paio di giorni al mare. “Da solo, ogni tanto ci vuole”. Non sa cosa lo trattiene. Il Pescatore ha gli anni – pochi – per poter decidere di andare, non è sposato-fidanzato-legato. Non ha un lavoro con obblighi superiori. “Penso sia per gli affetti”. I fratelli, i nipotini che lo chiamano zio. Ma a guardare il mare e sognare che male c’è?

“Ma tu sei contenta della vita?”. Una domanda importante. Esce dalla bocca di un signore di 75 anni, tiene per mano la moglie, forse un poco più giovane. Lo vuole capire, spiega, perché un po’ si rimpiange gli anni della giovinezza. E allora vuole sapere se si riesce ad essere felici così con quello che viene, o se ci  si deve dare un po’ da fare… “Bisogna fare le scelte giuste”. Una risposta importante.

Sei qui

Vero. Puoi sentire qualcuno da lontano. Puoi sentire quando in fondo stai semplicemente immaginando o quando la presenza è un desiderio. Puoi sentire quando aspetti. 
Riesci a sentire se guardando il cielo o il mare vedi molto oltre. Vedi un altro cielo e un altro mare e chi lo sta guardando. “Non siamo poi così lontani”. E’ oltre i chilometri, oltre i confini e le distanze. E’ senza spazio e senza tempo.
Lontano era la luna, che significava scappare, fuggire, sognare.
Lontano ora è qui, e significa scappare e sognare in un tempo rubato.

Stesa sui sassi in riva al mare

Genova Quinto

Primo mare, primo bagno. Bello arrivare in spiaggia alle nove del mattino, stendere l’asciugamano, poi mettere un sottile strato di crema per non diventare rosso peperone. Giornale, musica nelle orecchie e l’odore del mare che riempie l’aria. Bello sentire l’acqua gelida sui piedi, poi immergersi e guardare verso l’alto, la strada, la gente e poi verso l’orizzonte, lo scoglio davanti alla spiaggetta Barracuda di Quinto, le barche a vela del corso per ragazzi, una barca azzurra a remi con un fiore bianco a prua, di chi prende il largo per pescare. Bello potersi prendere una pausa, un lunedì mattina mentre gli altri vanno a lavorare, mentre il tuo mondo quotidiano va avanti, e invece tu per un giorno prendi la strada opposta. Scegli una spiaggia, scegli il mare, concedi qualche ora alla tua voglia di tempo.

Non è una foto scattata stamattina, non è il punto esatto in cui ho steso l’asciugamano. Oggi il cielo era assolutamente blu, il mare piatto, scuro, quasi verdastro. In alcuni momenti al profumo del mare si sostituiva quello della focaccia, di qualche mamma premurosa che consegnava la merenda ai bambini. E’ il profumo di casa, l’odore di Genova. Vissuta in un giorno di tregua, come un turista in visita alla città del mare, come un ricordo a cui si toglie il bianco e nero, un ricordo che si riprende i colori.


I BRUSCHI DETTAGLI

Raccontare, vedere poi ascoltare e scrivere. Leggere, chiedere, curiosare. E una pagina bianca per dirlo a qualcuno. Non il Tutto, solo qualche dettaglio

SUL COMODINO

Paul Auster, un po' di Pamuk, Erri De Luca

ULTIME LETTURE

Un uso qualunque di te (Sara Rattaro)

Twitter factor (Augusto Valeriani)

La vita è altrove (Milan Kundera)

1Q84 (Haruki Murakami)

Zita (Enrico Deaglio)

L'animale morente (Philip Roth)

Così è la vita (Concita de Gregorio)

I pesci non chiudono gli occhi (Erri De Luca)

Cattedrale (Raymond Carver)

Lamento di Portonoy (Philip Roth)

Libertà (Jonathan Franzen)

Il dio del massacro (Yasmina Reza)

L'uomo che cade (Don De Lillo)

Il condominio (James G. Ballard)

Sunset limited (Cormac McCarthy)

I racconti della maturità (Anton Cechov)

Basket & Zen (Phil Jackson)

Il professore di desiderio (Philip Roth)

Uomo nel buio (Paul Auster)

Indignazione (Philip Roth)

Inganno (Philip Roth)

Il buio fuori (Cormac McCarthy)

Alveare (Giuseppe Catozzella)

Il Giusto (Helene Uri)

Raccontami una storia speciale (Chitra Banerjee Divakaruni)

Cielo di sabbia (Joe R. Lansdale)

La stella di Ratner (Don DeLillo)

3096 giorni (Natascha Kampusch)

Giuliano Ravizza, dentro una vita (Roberto Alessi)

Boy (Takeshi Kitano)

La nuova vita (Orhan Pamuk)

L'arte di ascoltare i battiti del cuore (Jan-Philipp Sendker)

Il teatro di Sabbath (Philip Roth)

Sulla sedia sbagliata (Sara Rattaro)

Istanbul (Orhan Pamuk)

Fra-Intendimenti (Kaha Mohamed Aden)

Indignatevi! (Stéphane Hessel)

Il malinteso (Irène Némirovsky)

Nomi, cognomi e infami (Giulio Cavalli)

Tangenziali (Gianni Biondillo e Michele Monina)

L’Italia in seconda classe (Paolo Rumiz)

ULTIME VISIONI

Be kind rewind (Michel Gondry, 2007)

Kids return (Takeshi Kitano, 1996)

Home (Ursula Meier, 2009)

Yesterday once more (Johnnie To, 2007)

Stil life (Jia Zhang-Ke, 2006)

Cocaina (Roberto Burchielli e Mauro Parissone, 2007)

Alla luce del sole (Roberto Faenza, 2005)

Come Dio comanda (Gabriele Salvatores, 2008)

Genova, un luogo per dimenticare (Michael Winterbottom, 2010)

Miral (ulian Schnabel, 2010)

Silvio forever (Roberto Faenza, 2011)

Election (Johnnie To, 2005)

Oasis (Lee Chang-dong, 2002)

Addio mia concubina(Chen Kaige, 1993)

La nostra vita (Daniele Luchetti, 2010)

Departures (Yojiro Takita, 2008)

La pecora nera (Ascanio Celestini, 2010)

Flags of our fathers (Clint Eastwood, 2006)

L'uomo che fissa le capre (Grant Heslov, 2009)

Buongiorno Notte (Marco Bellocchio, 2003)

Vallanzasca - Gli angeli del male (Michele Placido, 2010)

Paz! (Renato De Maria, 2001)

Stato di paura (Roberto Burchielli, 2007)

Gorbaciof (Stefano Incerti, 2010)

L'esplosivo piano di Bazil (Jean-Pierre Jeunet, 2008)

Confessions (Tetsuya Nakashima, 2010)

127 ore (Danny Boyle, 2010)

Qualunquemente (Giulio Manfredonia, 2011)

American life (Sam Mendes, 2009)

Look both ways (Sarah Watt, 2005)
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