Archive for the 'parole' Category

Una straordinaria storia di ordinario spam

Trecento  mail di spam. Non il solito spam. Una serie di messaggi da indirizzi sconosciuti con una o due parole nell’oggetto e una frase nel messaggio. Zero allegati. A scorrerle tutte una dietro l’altra a tratti mi sembrava di vederci dentro un testo sensato. Così – un po’ delirante lo ammetto – ho copiato le parole nel campo “oggetto”, in ordine di arrivo, delle ultime 100 mail di arrivate. Aggiungendo la punteggiatura. Ecco una straordinaria storia di ordinario spam.

Sapevano creassimo traligna veste. Riposerei. Rinforzano, calcolino, sedassimo. Sfregato percorso foravamo, gambo dirizzaste: diffidano credemmo. Pareggerei scuse affittuari. Cuori obbediate! Prossimo, ribadendo proprio, misurarono.  Enumeriate: fissano getti annusasti. Sfogaste. Richiede: “Evaporerai?” Subordini cospiravo.  Gelereste stuccando rimorso, appigli, suffisso.  Spedimmo, camuffasti. Sintassi abbonasse faticosi.
Raggirerei, misurerei teologie, perequiamo confortare gratuite. Incitavi? Assecondai tigne ripartite, contati assillo destinato denunciate.  Viravano salici vocabolo. Giuravano urtasse procedere: esagerano? Arrederete.
Tasserebbe ricerche.  Chimici? Dunque stinto. Ottimismo. Raspavate azionista, avresti finanziero.  Spiravi fratturate pontefici, ricambiavi. Sperino costando attiva, scalaste offuscato, strisciato dipanerai.
Autista, cavassi speciali, decifrato immeritate. Vistavamo presentare, deludero salati.
Affatichi torneata, defluiremo. Computiate, speculando. Mieteresti. Straripano. Spetteremo. Nuotavano, pompiate. Commenta: recassi sbadiglio, aggiustati laterizio ingrossato, barasti.
Fresco sfrattata, boriose burberi sciupando. Ingerenza stralciava, ospizi congelati appaiasti. Epurarono: sedavo, impiccavi, menerai avvitando. Sintetizzi! Galoppano? Restituzione conglobata, risaltavo spariremmo
quotano, perturbate. Ripartir integrerà rampa. Paregger appianati sovvenzioi. Capovolte passeranno, serbiate questore congelo! Vuoteresti burliate? Frustata preliminare! Ruzzolerei.  Depurerete apici elettrico… sussultavi… installavi. Avallati contronava sgozzi, rivelasse triglie pernott esporterò. Demolirai: deperirei,  sfasciaste, putrefiate. Sparlata? Calcola: spettinino rientravi, aiutassi spolveravo. Bendassero imballiate. Sussultò. Sviluppavi allegrie, evaporasse cooperata. Rozzo, scartati! Comandasse, tassativa. Smorzasse, imiteremo. Aiutiamo. Sottoscale incolto appestare.

Troppe spiegazioni

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Senza l’arte avremmo bisogno di troppe spiegazioni. Pavia è piena di queste scritte, sui muri dei palazzi in angoli più o meno visibili. Senza l’arte non potremmo usare una canzone per abbracciare qualcuno, senza l’arte non potremmo usare le parole degli altri, quelle che troviamo sui libri e tanto si adattano ai nostri pensieri. Senza l’arte non potremmo trovare respiro guardando un film, non potremmo rifugiarci nelle pagine di un romanzo. Non potremmo dire, esprimere, senza dover trovare spiegazioni spesso oscure anche a noi stessi.

Le parole degli altri, il silenzio

Il tempo che ci rimane. Nazareth, vista con gli occhi di un bambino, poi di un ragazzo costretto a scappare, poi di un adulto che riesce a tornare. Il conflitto arabo-israeliano è come vive una famiglia, sono le lettere da scrivere a chi è lontano, il coprifuoco, il silenzio. Del silenzio mi piace quello che dice il regista, Elia Suleiman.

Trovo che il silenzio sia molto cinematografico. Il silenzio è una cosa meravigliosamente sovversiva. Tutti i governi lo odiano perché è un’arma di resistenza. Quando leggi una poesia, per esempio, il respiro gioca un ruolo fondamentale. Molte persone si sentono intimidite dal silenzio, perché le destabilizza, le priva della loro identità. Prendiamo i film commerciali, con una narrazione classica: uno prega che arrivi un momento di silenzio, e quando il film è finito ti accorgi che non è stato detto niente; allo spettatore non è stato detto niente su cui riflettere. Il silenzio ti fa mettere in discussione le cose. E’ un momento di condivisione, e di partecipazione.

(Elia Suleiman)

La vecchia fattoria

Nella vecchia fattoria del giornalismo ci sono parole sconosciute, mai sentite, eppure da sapere. Così per curiosità le condivido.

moscone1Il moscone, non è una grossa mosca fastidiosa che ci ronza nelle orecchie, ma una breve notizia pubblicata a pagamento per segnalare un matrimonio, una nascita o persino la prima comunione.

coccodrilloIl coccodrillo non potrà mai sbranare nessuno con i suoi denti aguzzi. E’  solo la biografia di un personaggio piuttosto conosciuto, già scritta e pronta in archivio in caso di morte improvvisa.

pesce_rossoIl pesce rosso gira senza sosta nella sua boccia di vetro, quello di lago nuota lontano dai pescatori riuniti in circolo a riva, quello di mare si colora di giallo, arancio e azzurro. Il pesce-giornalista è un errore nella composizione di un testo, magari alcune parole che spariscono dal pezzo o una frase saltata per sbaglio.

civettaI racconti popolari non danno speranze alla civetta: sono animali notturni che portano sfortuna. Ma non c’è bisogno di tenere le dita incrociate nella speranza di non incontrarne. La civetta è tecnicamente la locandina esposta fuori dalle edicole, ma indica anche, in prima pagina, un servizio che il lettore troverà all’interno del giornale.

cavalloNitrisce, ha il mantello di diversi colori, trecce e nastri a decorare la criniera, l’aspetto fiero e maestoso. Ecco, il cavallo non è niente di tutto ciò. E’ “semplicemente” il confidente personale di un cronista. E’ c’è anche il cavallo di ritorno… che non partecipa a gare, non ti porta indietro il bastoncino se glielo lanci lontano. E’ una notizia ripubblicata dopo essere già uscita.

bufalaE ovviamente la bufala non ci darà mai il suo latte per deliziose mozzarelle. E’ una notizia tremendamente falsa.

 

 

serpente-di-mareIl serpente di mare è velenoso, entra ed esce dall’acqua. Animale raro, legato a molte leggende. Ah, è una notizia clamorosa, ma falsa.

 

 

vacca-sacra+E poi c’è la vacca sacra. Circola in India liberamente per le strade delle città, nessuno osa toccarla, le affida speranze e preghiere. Dalle nostre parti passa di mano in mano, è costretta a sopportare segni rossi, scritti a penna. Ha gli occhi puntati addosso. E’ la prima copia del giornale stampata per segnare le correzioni da inserire nelle edizioni successive.

giraffaNon vorrei dimentare la giraffa. Il collo lungo per arrivare a mangiare le foglie più alte e lontane degli alberi. Ma è anche la gru a cui è attaccato il microfono che viene usata in televisione.

cicalaEsopo racconta che mentre la formica piano piano portava nella tana piccoli e grandi pezzi di cibo per l’inverno, la cicala si preparava al freddo e alla neve oziando tutto il giorno, cantando e passeggiando. Poi è diventata un piccolo microfono che si sistema sull’abito dell’ospite televisivo.


I BRUSCHI DETTAGLI

Raccontare, vedere poi ascoltare e scrivere. Leggere, chiedere, curiosare. E una pagina bianca per dirlo a qualcuno. Non il Tutto, solo qualche dettaglio

SUL COMODINO

Paul Auster, un po' di Pamuk, Erri De Luca

ULTIME LETTURE

Un uso qualunque di te (Sara Rattaro)

Twitter factor (Augusto Valeriani)

La vita è altrove (Milan Kundera)

1Q84 (Haruki Murakami)

Zita (Enrico Deaglio)

L'animale morente (Philip Roth)

Così è la vita (Concita de Gregorio)

I pesci non chiudono gli occhi (Erri De Luca)

Cattedrale (Raymond Carver)

Lamento di Portonoy (Philip Roth)

Libertà (Jonathan Franzen)

Il dio del massacro (Yasmina Reza)

L'uomo che cade (Don De Lillo)

Il condominio (James G. Ballard)

Sunset limited (Cormac McCarthy)

I racconti della maturità (Anton Cechov)

Basket & Zen (Phil Jackson)

Il professore di desiderio (Philip Roth)

Uomo nel buio (Paul Auster)

Indignazione (Philip Roth)

Inganno (Philip Roth)

Il buio fuori (Cormac McCarthy)

Alveare (Giuseppe Catozzella)

Il Giusto (Helene Uri)

Raccontami una storia speciale (Chitra Banerjee Divakaruni)

Cielo di sabbia (Joe R. Lansdale)

La stella di Ratner (Don DeLillo)

3096 giorni (Natascha Kampusch)

Giuliano Ravizza, dentro una vita (Roberto Alessi)

Boy (Takeshi Kitano)

La nuova vita (Orhan Pamuk)

L'arte di ascoltare i battiti del cuore (Jan-Philipp Sendker)

Il teatro di Sabbath (Philip Roth)

Sulla sedia sbagliata (Sara Rattaro)

Istanbul (Orhan Pamuk)

Fra-Intendimenti (Kaha Mohamed Aden)

Indignatevi! (Stéphane Hessel)

Il malinteso (Irène Némirovsky)

Nomi, cognomi e infami (Giulio Cavalli)

Tangenziali (Gianni Biondillo e Michele Monina)

L’Italia in seconda classe (Paolo Rumiz)

ULTIME VISIONI

Be kind rewind (Michel Gondry, 2007)

Kids return (Takeshi Kitano, 1996)

Home (Ursula Meier, 2009)

Yesterday once more (Johnnie To, 2007)

Stil life (Jia Zhang-Ke, 2006)

Cocaina (Roberto Burchielli e Mauro Parissone, 2007)

Alla luce del sole (Roberto Faenza, 2005)

Come Dio comanda (Gabriele Salvatores, 2008)

Genova, un luogo per dimenticare (Michael Winterbottom, 2010)

Miral (ulian Schnabel, 2010)

Silvio forever (Roberto Faenza, 2011)

Election (Johnnie To, 2005)

Oasis (Lee Chang-dong, 2002)

Addio mia concubina(Chen Kaige, 1993)

La nostra vita (Daniele Luchetti, 2010)

Departures (Yojiro Takita, 2008)

La pecora nera (Ascanio Celestini, 2010)

Flags of our fathers (Clint Eastwood, 2006)

L'uomo che fissa le capre (Grant Heslov, 2009)

Buongiorno Notte (Marco Bellocchio, 2003)

Vallanzasca - Gli angeli del male (Michele Placido, 2010)

Paz! (Renato De Maria, 2001)

Stato di paura (Roberto Burchielli, 2007)

Gorbaciof (Stefano Incerti, 2010)

L'esplosivo piano di Bazil (Jean-Pierre Jeunet, 2008)

Confessions (Tetsuya Nakashima, 2010)

127 ore (Danny Boyle, 2010)

Qualunquemente (Giulio Manfredonia, 2011)

American life (Sam Mendes, 2009)

Look both ways (Sarah Watt, 2005)
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