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Serve tempo. Aspettare, dimenticare, sognare

Aspettare, far passare il tempo. Vedere cosa succede. E una soluzione: sì, poi tutto si aggiusta. Hong Kong Express. Wong Kar Wai. Due storie. E dentro tutto quello che vorremmo saper raccontare. Mi avevano detto che è uno di quei dieci film che vorresti non avere ancora visto, per poterti godere ogni immagine. Per poterti sorprendere ancora. E’ uno di quei film che aiuta a respirare meglio.

Lui è appena stato lasciato. Lei non lo cerca, ha un altro. Lui si dà un mese di tempo. Per aspettarla, per dimenticarla. E ogni giorno, fino a quel primo maggio, uno dopo l’altro compra 30 barattoli di ananas. Lei lo adorava. “Se anche i ricordi sono come i barattoli di ananas spero che quel barattolo non scada mai. E se proprio deve avere una data di scadenza spero sia tra 10mila anni”. Una data di scadenza. Un’indigestione, fino a vomitare tutto, ananas e memoria. I ricordi restano, non si vogliono non si possono cancellare, ma un viso nuovo porta uno strato di polvere più profondo.

Lui è appena stato lasciato. Lei ha deciso di cambiare. Di andare e non tornare. Lui cerca di capire attraverso il suo tempo, il suo spazio, i suoi oggetti. Incontra il sogno di scappare, indossato sbarazzino da una ragazza che lo cerca. Che lo vuole. Ma non abbastanza da smettere di sognare. C’è un tempo del silenzio, c’è un tempo per dormire, un tempo per ricordarsi di non smettere di osservare, per diventare più attenti. E’ quello il tempo in cui bisogna capire. Aspettare? Forse. Ma con una data di scadenza.

Sei qui

Vero. Puoi sentire qualcuno da lontano. Puoi sentire quando in fondo stai semplicemente immaginando o quando la presenza è un desiderio. Puoi sentire quando aspetti. 
Riesci a sentire se guardando il cielo o il mare vedi molto oltre. Vedi un altro cielo e un altro mare e chi lo sta guardando. “Non siamo poi così lontani”. E’ oltre i chilometri, oltre i confini e le distanze. E’ senza spazio e senza tempo.
Lontano era la luna, che significava scappare, fuggire, sognare.
Lontano ora è qui, e significa scappare e sognare in un tempo rubato.

Stesa sui sassi in riva al mare

Genova Quinto

Primo mare, primo bagno. Bello arrivare in spiaggia alle nove del mattino, stendere l’asciugamano, poi mettere un sottile strato di crema per non diventare rosso peperone. Giornale, musica nelle orecchie e l’odore del mare che riempie l’aria. Bello sentire l’acqua gelida sui piedi, poi immergersi e guardare verso l’alto, la strada, la gente e poi verso l’orizzonte, lo scoglio davanti alla spiaggetta Barracuda di Quinto, le barche a vela del corso per ragazzi, una barca azzurra a remi con un fiore bianco a prua, di chi prende il largo per pescare. Bello potersi prendere una pausa, un lunedì mattina mentre gli altri vanno a lavorare, mentre il tuo mondo quotidiano va avanti, e invece tu per un giorno prendi la strada opposta. Scegli una spiaggia, scegli il mare, concedi qualche ora alla tua voglia di tempo.

Non è una foto scattata stamattina, non è il punto esatto in cui ho steso l’asciugamano. Oggi il cielo era assolutamente blu, il mare piatto, scuro, quasi verdastro. In alcuni momenti al profumo del mare si sostituiva quello della focaccia, di qualche mamma premurosa che consegnava la merenda ai bambini. E’ il profumo di casa, l’odore di Genova. Vissuta in un giorno di tregua, come un turista in visita alla città del mare, come un ricordo a cui si toglie il bianco e nero, un ricordo che si riprende i colori.

Guarda come corre

Eppure ci sono momenti in cui pensi non sia necessario avere il controllo su tutto. In cui credi di poter essere meno esigente, di poter lasciar correre. Poi le cose però scorrono davvero e forse bisognerebbe impegnarsi a osservarle con più attenzione. Ci sono momenti in cui non pensi a quello che ti circonda, e se anche ti poni delle domande, inspiegabilmente le lasci senza risposta e non te ne preoccupi. Però prima o poi dovrai chiedere una pausa, prenderti una giornata intera e decidere cosa fare davvero, del tuo tempo e di tutte quelle domande che hai messo da parte.

Il tempo

PAVIA «Sai qual è il bello? Che non so nemmeno che ore sono. E non mi interessa». Bello perdere il senso del tempo. Concedersi di non guardare l’orologio. Non in un momento di pausa, non in vacanza, ma nel casino di tutti i giorni, che è ancora più difficile, anche più raro. Strano sospendersi, fermarsi per qualche ora, non solo nel tempo, ma anche nello spazio, nelle idee e nella vita. Aprire una parentesi, che poi un po’ fatica a chiudersi. E poi risvegliarsi con il sorriso. Il tempo concesso scade, si torna alla vita di poche ore prima. Consapevoli della difficoltà che richiede regalare il tempo, va bene così.

Il caffè

Caffè fumantePAVIA Prendere il caffè al tavolino di un bar, magari al sole con il vento che sfoglia il giornale e il tovagliolo che non vuole restare fermo sotto il piattino. Mi piaceva a Celle Ligure nei week end con le amiche del liceo, con la focaccia calda e il cappuccino, mi piace la ricerca del bar giusto per la persona giusta, vicino o lontano, lento o veloce, nascosto o ad alta voce. Mi piace il “ti offrò un caffè” che poi è dedicarsi del tempo.


I BRUSCHI DETTAGLI

Raccontare, vedere poi ascoltare e scrivere. Leggere, chiedere, curiosare. E una pagina bianca per dirlo a qualcuno. Non il Tutto, solo qualche dettaglio

SUL COMODINO

Paul Auster, un po' di Pamuk, Erri De Luca

ULTIME LETTURE

Un uso qualunque di te (Sara Rattaro)

Twitter factor (Augusto Valeriani)

La vita è altrove (Milan Kundera)

1Q84 (Haruki Murakami)

Zita (Enrico Deaglio)

L'animale morente (Philip Roth)

Così è la vita (Concita de Gregorio)

I pesci non chiudono gli occhi (Erri De Luca)

Cattedrale (Raymond Carver)

Lamento di Portonoy (Philip Roth)

Libertà (Jonathan Franzen)

Il dio del massacro (Yasmina Reza)

L'uomo che cade (Don De Lillo)

Il condominio (James G. Ballard)

Sunset limited (Cormac McCarthy)

I racconti della maturità (Anton Cechov)

Basket & Zen (Phil Jackson)

Il professore di desiderio (Philip Roth)

Uomo nel buio (Paul Auster)

Indignazione (Philip Roth)

Inganno (Philip Roth)

Il buio fuori (Cormac McCarthy)

Alveare (Giuseppe Catozzella)

Il Giusto (Helene Uri)

Raccontami una storia speciale (Chitra Banerjee Divakaruni)

Cielo di sabbia (Joe R. Lansdale)

La stella di Ratner (Don DeLillo)

3096 giorni (Natascha Kampusch)

Giuliano Ravizza, dentro una vita (Roberto Alessi)

Boy (Takeshi Kitano)

La nuova vita (Orhan Pamuk)

L'arte di ascoltare i battiti del cuore (Jan-Philipp Sendker)

Il teatro di Sabbath (Philip Roth)

Sulla sedia sbagliata (Sara Rattaro)

Istanbul (Orhan Pamuk)

Fra-Intendimenti (Kaha Mohamed Aden)

Indignatevi! (Stéphane Hessel)

Il malinteso (Irène Némirovsky)

Nomi, cognomi e infami (Giulio Cavalli)

Tangenziali (Gianni Biondillo e Michele Monina)

L’Italia in seconda classe (Paolo Rumiz)

ULTIME VISIONI

Be kind rewind (Michel Gondry, 2007)

Kids return (Takeshi Kitano, 1996)

Home (Ursula Meier, 2009)

Yesterday once more (Johnnie To, 2007)

Stil life (Jia Zhang-Ke, 2006)

Cocaina (Roberto Burchielli e Mauro Parissone, 2007)

Alla luce del sole (Roberto Faenza, 2005)

Come Dio comanda (Gabriele Salvatores, 2008)

Genova, un luogo per dimenticare (Michael Winterbottom, 2010)

Miral (ulian Schnabel, 2010)

Silvio forever (Roberto Faenza, 2011)

Election (Johnnie To, 2005)

Oasis (Lee Chang-dong, 2002)

Addio mia concubina(Chen Kaige, 1993)

La nostra vita (Daniele Luchetti, 2010)

Departures (Yojiro Takita, 2008)

La pecora nera (Ascanio Celestini, 2010)

Flags of our fathers (Clint Eastwood, 2006)

L'uomo che fissa le capre (Grant Heslov, 2009)

Buongiorno Notte (Marco Bellocchio, 2003)

Vallanzasca - Gli angeli del male (Michele Placido, 2010)

Paz! (Renato De Maria, 2001)

Stato di paura (Roberto Burchielli, 2007)

Gorbaciof (Stefano Incerti, 2010)

L'esplosivo piano di Bazil (Jean-Pierre Jeunet, 2008)

Confessions (Tetsuya Nakashima, 2010)

127 ore (Danny Boyle, 2010)

Qualunquemente (Giulio Manfredonia, 2011)

American life (Sam Mendes, 2009)

Look both ways (Sarah Watt, 2005)
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