Nella vecchia fattoria del giornalismo ci sono parole sconosciute, mai sentite, eppure da sapere. Così per curiosità le condivido.
Il moscone, non è una grossa mosca fastidiosa che ci ronza nelle orecchie, ma una breve notizia pubblicata a pagamento per segnalare un matrimonio, una nascita o persino la prima comunione.
Il coccodrillo non potrà mai sbranare nessuno con i suoi denti aguzzi. E’ solo la biografia di un personaggio piuttosto conosciuto, già scritta e pronta in archivio in caso di morte improvvisa.
Il pesce rosso gira senza sosta nella sua boccia di vetro, quello di lago nuota lontano dai pescatori riuniti in circolo a riva, quello di mare si colora di giallo, arancio e azzurro. Il pesce-giornalista è un errore nella composizione di un testo, magari alcune parole che spariscono dal pezzo o una frase saltata per sbaglio.
I racconti popolari non danno speranze alla civetta: sono animali notturni che portano sfortuna. Ma non c’è bisogno di tenere le dita incrociate nella speranza di non incontrarne. La civetta è tecnicamente la locandina esposta fuori dalle edicole, ma indica anche, in prima pagina, un servizio che il lettore troverà all’interno del giornale.
Nitrisce, ha il mantello di diversi colori, trecce e nastri a decorare la criniera, l’aspetto fiero e maestoso. Ecco, il cavallo non è niente di tutto ciò. E’ “semplicemente” il confidente personale di un cronista. E’ c’è anche il cavallo di ritorno… che non partecipa a gare, non ti porta indietro il bastoncino se glielo lanci lontano. E’ una notizia ripubblicata dopo essere già uscita.
E ovviamente la bufala non ci darà mai il suo latte per deliziose mozzarelle. E’ una notizia tremendamente falsa.
Il serpente di mare è velenoso, entra ed esce dall’acqua. Animale raro, legato a molte leggende. Ah, è una notizia clamorosa, ma falsa.
E poi c’è la vacca sacra. Circola in India liberamente per le strade delle città, nessuno osa toccarla, le affida speranze e preghiere. Dalle nostre parti passa di mano in mano, è costretta a sopportare segni rossi, scritti a penna. Ha gli occhi puntati addosso. E’ la prima copia del giornale stampata per segnare le correzioni da inserire nelle edizioni successive.
Non vorrei dimentare la giraffa. Il collo lungo per arrivare a mangiare le foglie più alte e lontane degli alberi. Ma è anche la gru a cui è attaccato il microfono che viene usata in televisione.
Esopo racconta che mentre la formica piano piano portava nella tana piccoli e grandi pezzi di cibo per l’inverno, la cicala si preparava al freddo e alla neve oziando tutto il giorno, cantando e passeggiando. Poi è diventata un piccolo microfono che si sistema sull’abito dell’ospite televisivo.