Ho appena finito di leggere Il vangelo secondo Gesù Cristo. Pochi minuti fa sono arrivata all’ultima pagina, emozionata da quel racconto, dalla possibilità che offre di vedere le cose sotto un altro punto di vista. Ecco, emozionata dal punto di vista. Dalle parole che aprono nuove strade, quando non ti domandi nemmeno se stai leggendo un romanzo, una cronaca precisa e dettagliata, o i pensieri di chi scrive. Alzo la testa dai cuscini, fuori è tornato il sole, mi siedo alla scrivania. Davanti il computer, digito il sito di Repubblica: “Addio a José Saramago”. Odio la retorica, ma ho lacrime calde che mi rigano il viso. Emozione anche questa, ma nella rabbiosa consapevolezza di vedermi negato il suo punto di vista. Ho letto la sua ultima pagina. E Saramago ha scritto le sue ultime parole stamattina, nel blog che era diventato uno sfogo, un racconto quotidiano e poi il libro Il quaderno. La copertina verde e viola nell’edizione portoghese che ho comprato a Porto lo scorso settembre, nella libreria di Lello y Irmao, in rua Carmelitas, che io e Betty abbiamo cercato sulla mappa e poi trovato quasi per caso nel nostro viaggio portoghese. L’ultimo punto di vista.
“Penso che la società di oggi abbia bisogno di filosofia. Filosofia come spazio, luogo, metodo di riflessione, che può anche non avere un obiettivo concreto, come la scienza, che avanza per raggiungere nuovi obiettivi. Ci manca riflessione, abbiamo bisogno del lavoro di pensare, e mi sembra che, senza idee, non andiamo da nessuna parte”.