Si vendono scarpe, vestiti, a volte radio, ma sono pochi gli oggetti tecnologici. Non è un mercato, non uno per tutti almeno. Non ci sono bancarelle, tende, teloni. Nessun cartellino del prezzo, neanche un’offerta speciale. Però a pochi passi dalla Genova dei turisti, dal Porto Antico e i suoi cinema, dalle code per entrare all’acquario, poco lontano, è giorno di mercato. Pezzi di stoffa tesi tra i bidoni della spazzatura, appoggiati all’asfalto. Unico angolo nascosto, non troppo visibile agli altri. La voce che contratta il prezzo della merce è quella sinuosa e gutturale dell’arabo. E’ una delle facce di Genova, un suq improvvisato, che può aprire i battenti solo se la polizia guarda dall’altra parte. Poi ogni tanto restano dei pezzi tra le pietre della città. Spesso sola una scarpa. Raramente anche il suo compagno.
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Restano le scarpe, una. A volte due
Published Maggio 13, 2010 Luoghi Leave a CommentTag:genova, mercato, porto antico
Quelli che… Catanzaro città
Published settembre 11, 2008 Ho visto 1 CommentTag:calabria, casco, catanzaro, città, mercato, strada, vacanze
Quelli che suonano il clacson agli incroci, per “avvertire” che stanno passando.
Quelli che vanno in motorino senza casco… e quelli che su una vespa salgono in quattro: mamma, papà e i due bambini.
Quelli che in macchina tengono una finta cintura di sicurezza: la inseriscono e così il segnale acustico (che avverte “il passeggero non si è allacciato la cintura”) tace, e chi siede accanto al guidatore può assecondare il suo desiderio.
Quelli che attraversano senza nemmeno guardare e solo per salutare un amico dall’altra parte del marciapiede… e in effetti le strisce pedonali ci sono, ma i semafori no.
Quelli che al mercatino dell’usato vendono i vestiti di H&M e Zara, perché lì le due catene internazionali non ci sono e sono diventate griffe come Dolce e Gabbana e Valentino.
Quelli che una brioches (buonissima, soffice e grande) e una granita di mandorle paghi solo 2 euro e 90. E il caffè costa ancora 50 centesimi, in pieno centro.
Quelli che anni fa hanno buttato giù alcuni palazzi del centro storico per costruire palazzi di vetro. E ora la cupola del Duomo si specchia sul lato opposto della strada.
Quelli che hanno un centro storico nascosto, piccoli paesini dentro una grande città, ma pochi ne conoscono i segreti.
Quelli che dicono “qui regna l’anarchia”. Fatta non tanto di indifferenza, quanto di rassegnazione.
Quelli che sui giornali mettono i nomi dei morti in un incidente stradale sbagliati.
Quelli che hanno scelto di restare e amano la loro città tanto quanto la detestano.
Quelli che da anni frequentano lo stesso locale, “perché qui quando trovi qualcuno che sa fare il suo mestiere ci torni e te lo tieni stretto. Vale anche per idraulici e dentisti, perché in generale manca la professionalità” – così mi spiegano.
Quelli che come me osservano Catanzaro per pochi giorni, che ritrovano le strade e i ricordi di vacanze estive lontane. Che vedono il caos della città, ma anche un modo di vivere più distaccato, che porta a non chiedersi perché e a suonare il clacson.