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Eros e musica spiegati da Vecchioni

“Sarà un corso sulla forza dell’amore come slancio vitale”. L’amore nella canzone, nella poesia, dal primo testo estrapolato dal Cantico dei cantici, attraverso l’ellenismo, i provenzali, poi il Novecento, “spunti di eros e censura nella canzone italiana”, ma anche “la Rai e le canzoni oscurate”, fino alla canzone napoletana, a De André, all’omosessualità nelle canzoni italiane. Si parlerà di Eros, durante il corso universitario che Roberto Vecchioni, cantante, scrittore e docente ha iniziato ieri a Pavia per gli studenti del biennio in Editoria e comunicazione multimediale. “Amore, sessualità ed erotismo nella storia della canzone” sarà un viaggio tra le parole e la filosofia, un corso come se ne trovano pochi in università, fatto di pensieri, di musica, di interpretazione, di lavoro sui testi. Vecchioni, jeans scuri, camicia bianca e gilet, si è rivolto agli studenti pavesi proponendo subito il primo testo. Dal Cantico dei cantici viene il primo inno all’amore, “il primo grande elogio dell’amore fisico”. “L’amore – ha spiegato Vecchioni, a suo agio nella grande aula di palazzo San Tommaso – parte dalla base dell’approccio fisico. Ma l’erotismo fine a se stesso diventa animale, deve dilagare, diventare qualcosa di più ampio, anche se comincia dalla bellezza. I sensi si sconvolgono perché il tuo spirito possa sconvolgersi”. Viene naturale raccontare il mito di Amore e Psiche, perché racchiude tutto quello che dell’amore si può raccontare: la bellezza, l’innamorarsi, la passione, la paura, la gelosia, l’invidia, le prove della vita. “Eros è figlio di Penìa, Miseria, e Poros, Espediente. Eros è quindi l’unico dio a non essere già perfetto all’inizio, è sempre in cerca di qualcosa. E’ ciò che armonizza tutte le cose… quando non le distrugge. Il primo grado di Eros è scoprire l’Altro, cosa c’è dentro. Poi passare agli Altri, a molti altri, scoprire cosa hanno fatto di buono. Fino a quando la Bellezza si confonde con il Bene e con il Vero”.
Questo è il terzo anno di Vecchioni a Pavia. Aveva iniziato con un corso sui testi letterari in musica, poi le forme di poesia in musica per il secondo anno. Quest’anno ha scelto una riflessione sulle forme dell’amore, sugli espedienti per raccontare erotismo e sessualità. Ad accoglierlo c’erano una ventina di studenti, forse ci si aspettava un’affluenza maggiore visto che il corso è aperto non solo alla specialistica del corso in Comunicazione, ma anche al triennio. Forse ci si aspettava qualche curioso in più. Ma è meglio così, meglio mettere da parte il ruolo di “fan” se bisogna essere studenti davanti a un docente. Chi tra i banchi ha scelto il corso perché da sempre appassionato del cantante ha subito tenuto a precisare che però “è anche bravo come professore, molto chiaro nelle spiegazioni”. Direi che è molto pià che “chiaro”. E’ coinvolgente, è quel tipo di lezione un po’ filosofica, un viaggio fatto di parole e di quello che dietro di esse si nasconde. Scoprire qualcosa e stupirsi è sempre più che una semplice lezione.

Dolls, ecco l’Amore

Amore. Ecco come si racconta l’amore senza cadere nella trappola del melenso. Ecco come se ne racconta anche l’aspetto più feroce, senza cadere nel sentimentalismo. Senza dialoghi melensi, senza scene di sesso, senza usare stereotipi. Ci sono “bambole”, marionette comandate dallo stregone Amore, in balia dell’altro, delle scelte della vita. I ragazzi incatenati scandiscono il cammino tra le altre storie, le incontrano e le sfiorano. Ho visto Dolls di Takeshi Kitano in lingua originale ma sottotitolato in francese, una lingua che chiama i due ragazzi  les mendiants enchainés. Se la traduzione “mendicante” è precisa e corretta dal giapponese che purtroppo non conosco, è una scelta che rispecchia il loro stato. Vagano mendicando la vita, il perdono, cercando la ragione perduta, cercando un ricordo che possa far riaccendere il sorriso, anch’esso perduto. Con quella corda rossa che trascina foglie secche, ma lascia ben radicati i fiori. E’ una corda che unisce perché è così l’amore o forse è il senso di colpo che si maschera da amore e unisce per forza?
Poi ci sono le altre storie. La donna che ha aspettato una vita, seduta su una panchina, il ritorno del suo giovane fidanzato. Lui torna, anziano, sedotto dal ricordo di lei, dopo anni che nemmeno più pensava a quel “ti aspetterò per sempre”. E ancora la cantante e il suo fan che diventa cieco apposta per lei. Non c’è un lieto fine in nessuno di questi amori. Non c’è speranza di vita insieme. Non c’è niente di duraturo, felice, spensierato. Ma non c’è in nessun momento l’intento di strappare lacrime.
E’ bello per questo. C’è l’amore raccontato, l’amore nei suoi momenti felici e nella disperazione, con parole che sono i colori dei fiori, i silenzi, i dettagli, gli occhi, persi nel ricordo o persi nell’altro.

La scena della panchina mi ha fatto pensare subito a Bad Guy di Kim Ki Duk. Il film del regista coreano è del 2001, Dolls è del 2002. Non so se Kitano si è ispirato a Kim Ki Duk, non so se c’è un richiamo volontario. Però quelle due panchine mi sono sembrate subito vicine. Un parco a fare da sfondo, lo sguardo di lei, più perso nell’amore e quello di lui, più duro. Aspettano. Aspettano l’amore, aspettano che succeda qualcosa per essere tolti di mezzo. Il golfino chiaro su un abito colorato, i capelli pettinati, sono due brave innamorate. Che aspettano la vita sedute su una panchina.

Dormire fa rima con amare

“Fare l’amore con una donna e dormire con una donna sono due passioni non solo diverse ma quasi opposte. L’amore non si manifesta col desiderio di fare l’amore (desiderio che si applica a una quantità infinita di donne) ma col desiderio di dormire insieme (desiderio che si applica a un’unica donna)”.
(Milan Kundera)

Ho finito di leggere “L’insostenibile leggerezza dell’essere”. Mi mangio le mani per non aver sottolineato le parole che mi hanno colpita, ma non mi piace scrivere sui libri. Mi mangio le mani per non averne preso nota sul block notes che porto sempre con me, ma non riesco a fermarmi se mi piace quello che leggo. Così non so elencare con la giusta precisione le parole che mi hanno aiutata a pensare, vorrei aver ricavato da questo libro una sorta di decalogo da tenere a mente con le parole scelte dall’autore. Non so perché ho aspettato tanto a leggerlo, forse perché in troppi mi dicevano “è bellissimo”. Ora ho capito. C’è la filosofia dell’amore e della vita, la spiegazione di tanti dubbi, e semplicemente tanti dubbi. Tra leggero e pesante scegliere non è sempre la possibilità che ci viene concessa. Si può essere sempre in bilico tra il positivo e il negativo. Questo è un libro fatto di odori che non se ne vanno, di rumori, di urla, di sogni e provocazioni, fatto di dolori del corpo in risposta a ferite dell’anima.
Il desiderio di dormire con una donna come definizione dell’amore mi ha fatto alzare gli occhi dal libro. Le parole sono di Tomas, che di donne si circonda, ma che non le lascia mai dormire nel suo letto, e mai si ferma a domire con loro. Solo con Tereza scopre che quel desiderio di addormentarsi con lei e di svegliarsi con il suo viso davanti agli occhi è il vero senso dell’amore. Dormire insieme penso sia la forma più dolce dell’amore, quel riuscire a rilassarsi che troppo spesso è negato. E’ condividere. Mi chiedo però se sia davvero limitato a una sola persona.

La notte di Amore e Psiche

Psiche era bella, come una dea. Ma era di anima e carne. Era così bella da destare l’ira di Venere che mandò suo figlio Eros a vendircarsi per lei. Amore doveva farla innamorare dell’uomo più brutto al mondo per condannarla a una vita triste e povera. Ma Psiche era bella, fragile e terribile insieme. E amore non poteva resistere. La fece portare nelle sue stanze, dove Psiche poteva incontrarlo solo di notte. Dovevano restare nascosti agli occhi del mondo. Lei non doveva guardarlo, doveva solo amarlo. Fidarsi delle parole, delle mani. Ogni notte Amore andava alla ricerca di Psiche, ogni notte i due bruciavano la loro passione in un amore che mai nessun mortale aveva conosciuto. Ma restare avvolti nel buio della notte era troppo difficile per Psiche, dietro quella storia sospesa poteva nascondersi un pericolo. Così una notte, mentre lui dormiva prese una lampada e gli illuminò il volto. Amore era bello e delicato, non poteva farle del male. Ma nel tentativo di baciarlo una goccia d’olio bollente gli cadde sulla spalla. Psiche aveva violato il loro accordo e su di essa si scatenò l’ira e la vendetta di Venere. Ma Amore non poteva permettere quelle sofferenze. Chiese a Zeus di farne una dea e di poterla sposare. E Amore e Psiche diventarono una cosa sola.

Occhi e mani si cercano, tra lenzuola calde. Il braccio di Amore avvolge Psiche e la sostiene. Canova ha scelto di mostrare la passione tra i due amanti, li ha visti nel momento in cui tra loro c’è intesa, fiducia. Li ha lasciati così, sospesi. Io ho sempre letto questa storia come l’unione del razionale all’irrazionale, come il cammino difficile di tanti amori. Ma ho sempre visto in questo abbraccio lo spiraglio che anche il mito concede: Amore e Psiche possono stare insieme. Se non per sempre, possono pretendere uno dall’altra la notte, la passione nel buio, lontani dal sole, illuminati solo dalla pallida luna e da qualche stella curiosa. Poi Psiche chiede di poter avere di più. Non sempre l’abbraccio può essere illuminato dal sole e questo a volte pesa, tanto quanto fa bene quella mano sulla pelle. Finché una goccia d’olio bollente non sveglia gli amanti dal sogno, dalla notte, dal gioco di prendersi e stare bene. Si aprono gli occhi. Cosa vedi dipende da cosa cerchi. Cosa senti invece è il regalo della mano di Amore sul seno di Psiche. E’ la carezza di Psiche sulle pieghe del viso di Amore.

L’amore, una conversazione fisica

“E’ un’idea divertente che l’amore sia una specie di conversazione in cui le parole vengono messe in azione invece che pronunciate. Forse è proprio così. L’amore potrebbe essere una specie di normale conversazione fisica fra l’uomo e la donna”.

(L’amante di Lady Chatterley – D.H.Lawrence)

E’ quando si può fare a meno delle parole, perché hai più forza nel fare, vedere, toccare, che nel dire. E’ “un’idea divertente” perché c’è comunque la consapevolezza che senza le parole poi viene a mancare altro. Ma penso alla forza con cui puoi dire senza dire. Può essere una buona soluzione. 


I BRUSCHI DETTAGLI

Raccontare, vedere poi ascoltare e scrivere. Leggere, chiedere, curiosare. E una pagina bianca per dirlo a qualcuno. Non il Tutto, solo qualche dettaglio

SUL COMODINO

Paul Auster, un po' di Pamuk, Erri De Luca

ULTIME LETTURE

Un uso qualunque di te (Sara Rattaro)

Twitter factor (Augusto Valeriani)

La vita è altrove (Milan Kundera)

1Q84 (Haruki Murakami)

Zita (Enrico Deaglio)

L'animale morente (Philip Roth)

Così è la vita (Concita de Gregorio)

I pesci non chiudono gli occhi (Erri De Luca)

Cattedrale (Raymond Carver)

Lamento di Portonoy (Philip Roth)

Libertà (Jonathan Franzen)

Il dio del massacro (Yasmina Reza)

L'uomo che cade (Don De Lillo)

Il condominio (James G. Ballard)

Sunset limited (Cormac McCarthy)

I racconti della maturità (Anton Cechov)

Basket & Zen (Phil Jackson)

Il professore di desiderio (Philip Roth)

Uomo nel buio (Paul Auster)

Indignazione (Philip Roth)

Inganno (Philip Roth)

Il buio fuori (Cormac McCarthy)

Alveare (Giuseppe Catozzella)

Il Giusto (Helene Uri)

Raccontami una storia speciale (Chitra Banerjee Divakaruni)

Cielo di sabbia (Joe R. Lansdale)

La stella di Ratner (Don DeLillo)

3096 giorni (Natascha Kampusch)

Giuliano Ravizza, dentro una vita (Roberto Alessi)

Boy (Takeshi Kitano)

La nuova vita (Orhan Pamuk)

L'arte di ascoltare i battiti del cuore (Jan-Philipp Sendker)

Il teatro di Sabbath (Philip Roth)

Sulla sedia sbagliata (Sara Rattaro)

Istanbul (Orhan Pamuk)

Fra-Intendimenti (Kaha Mohamed Aden)

Indignatevi! (Stéphane Hessel)

Il malinteso (Irène Némirovsky)

Nomi, cognomi e infami (Giulio Cavalli)

Tangenziali (Gianni Biondillo e Michele Monina)

L’Italia in seconda classe (Paolo Rumiz)

ULTIME VISIONI

Be kind rewind (Michel Gondry, 2007)

Kids return (Takeshi Kitano, 1996)

Home (Ursula Meier, 2009)

Yesterday once more (Johnnie To, 2007)

Stil life (Jia Zhang-Ke, 2006)

Cocaina (Roberto Burchielli e Mauro Parissone, 2007)

Alla luce del sole (Roberto Faenza, 2005)

Come Dio comanda (Gabriele Salvatores, 2008)

Genova, un luogo per dimenticare (Michael Winterbottom, 2010)

Miral (ulian Schnabel, 2010)

Silvio forever (Roberto Faenza, 2011)

Election (Johnnie To, 2005)

Oasis (Lee Chang-dong, 2002)

Addio mia concubina(Chen Kaige, 1993)

La nostra vita (Daniele Luchetti, 2010)

Departures (Yojiro Takita, 2008)

La pecora nera (Ascanio Celestini, 2010)

Flags of our fathers (Clint Eastwood, 2006)

L'uomo che fissa le capre (Grant Heslov, 2009)

Buongiorno Notte (Marco Bellocchio, 2003)

Vallanzasca - Gli angeli del male (Michele Placido, 2010)

Paz! (Renato De Maria, 2001)

Stato di paura (Roberto Burchielli, 2007)

Gorbaciof (Stefano Incerti, 2010)

L'esplosivo piano di Bazil (Jean-Pierre Jeunet, 2008)

Confessions (Tetsuya Nakashima, 2010)

127 ore (Danny Boyle, 2010)

Qualunquemente (Giulio Manfredonia, 2011)

American life (Sam Mendes, 2009)

Look both ways (Sarah Watt, 2005)
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