LIBERTY CITY Lo scopo del gioco è sempre stato quello di eseguire gli ordini di un boss che dall’alto ti dirigeva e tu piccolo e insignificante criminale dovevi girare per una città vista dall’alto a rubare auto e scappare dalla polizia. Oppure potevi infischiartene delle missioni e girare liberamente per la città. Ricordo di aver giocato al primo Grand Theft Auto (uscito nel 1997) con mio fratello. Ci piaceva rubare più auto possibili, ammucchiarle in mezzo ad una strada fino a bloccarla e sparare per farle saltare in aria.
Non ho mai pensato si potesse fare anche nella vita reale. La grafica del videogioco aiutava molto a mantenere le distanze. Le immagini sgranate, i pixel piuttosto visibili, la visuale dall’alto e la scarsa identificabilità del personaggio (jeans e maglietta gialla, un puntino in mezzo a tanti) contribuivano a non immedesimarsi. Della penultima edizione (Gta San Andreas, uscito nel 2004) sono stata semplice spettatore. Mio fratello “comandava” Carl Johnson, delinquente muscoloso ma da tenere in forma, con canottiera bianca e catenozzo d’oro al collo. Lo aiutavo a scegliere i vestiti nuovi per guadagnare punti e notorietà. Avevamo stampato le mappe della città perché altrimenti era impossibile portare aventi le missioni senza perdersi.
Il 29 aprile è uscito Gta IV. Grafica curata, simulazione al dettaglio. Nella crudezza dei crimini (Le vittime di Niko Bellic, protagonista di questo episodio, si contorcono dal dolore quando gli spara, si rialzano nel tentativo di scappare, poi si riversano a terra in un lago di sangue) ma anche nella precisione con cui viene riproposta New York, mascherata dall’etichetta Liberty City. Ci sono scene di sesso, violenza senza limiti (perché armato di pistola Niko Bellic può sparare anche ai passanti o ad un automobilista per rubargli l’auto).
E’ un videogioco accompagnato ad ogni nuova uscita da critiche e preoccupazioni. La paura è che gli adolescenti, ma non solo, possano immedesimarsi troppo nelle situazioni criminali proposte. E’ il rischio però anche di altri videogiochi più “favoleggianti” e meno duri. Tra la lista delle cose da insegnare ai figli credo si dovrà aggiungere il saper distinguere tra realtà e virtuale.
Internazionale (n° 743, 9 maggio 2008, pag ) propone un articolo sulla “dura vita del killer” (Chris Baker, Slate, Stati uniti): “Grand Theft Auto è il videogioco in cui puoi caricare in macchina una prostituta, fare sesso, pagarla, ucciderla e riprenderti i soldi. Con il procedere del videogioco le vostre azioni più terribili vi si appiccicheranno addosso. Dopo qualche ora di gioco mi sono sentito a disagio perché Gta IV, al contrario di altri videogiochi, fa riflettere sulle azioni terribili che si compiono”.