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Storia di una domanda mai nata

gelmini

Domande da fare alla Gelmini

– Gli atenei che hanno più di 12 facoltà come faranno? Devono davvero eliminarle?
– Per tagliare il senato e il consiglio di amministrazione che criterio uso?
– Ma se il Cda è appena stato eletto devo lasciarlo in carica?
– I ricercatori dopo il 3+3 finiscono in uno scatolone “professori associati” da cui gli atenei possono pescare… e se nessuno ha i soldi? Restano senza lavoro?
– Chiedere legge delega sul diritto allo studio
– Vedi anche valutazione prof.

Ho scritto le domande su un post-it. Alcune sono le stesse dell’altra volta, perché anche se poi il Consiglio dei ministri è saltato,  un po’ di punti importanti li avevo segnati. Erano già uscite delle indiscrezioni sulla riforma dell’università e almeno dovevo capire se corrispondevano a verità. Non si sa mai… Ieri sera prima di tornare a casa dal giornale ho aggiunto qualche spunto, anche solo per schematizzare le cose importanti.

Questa volta il Consiglio c’è stato. E alla fine anche la conferenza stampa. Ok, le anticipazioni sono tutte nel disegno di legge. Il Consiglio lo ha approvato. Quindi le mie domande corrispondono al contenuto.
Ora Mariastella Gelmini è seduta accanto a Giulio Tremonti. Segno veloce un’altra domanda sul blocknotes: “Perché fate la conferenza stampa insieme”? So che alla fine questa non la farò mai, perché finisce che mi brucio le altre e anche se questa magari fa venire fuori il titolo o conferma quello che dicono da sinistra (la riforma sull’università è solo una manovra finanziaria) io ho bisogno di capire bene come si applica questa riforma. Perché poi dovrò sentire anche l’università, il rettore o qualche suo delegato e discuterne, capire cosa comporta per la mia città. Devo farlo capire ai miei lettori. Però la segno.

E’ magrissima Marystar, come la chiamiamo per farci due risate. E Giulietto – un po’ di burloneria ce la mettiamo anche per lui –  è lì che mette a posto delle carte. Ogni tanto lei si rivolge a lui, quasi a chiedere conferma. Lo noto, poi non so se ci sta nel pezzo che dovrò scrivere. Mi hanno detto di pensare a un’infografica per semplificare la riforma, magari il pezzo “politico” sarà un commento. E non lo dovrò fare io. Però anche questo me lo segno.

Ah, vedi questa cosa dei componenti esterni negli organi dell’università me l’ero persa. Lo sottolineo e aggiungo una domanda: “Come si scelgono?”
Ecco, ora ha finito. Chiede se si possono fare domande.
Aspetto un attimo dai. Ci sono persone molto più autorevoli di me, sicuramente faranno qualche domanda. No. Allora be’, mi faccio coraggio e alzo la mano. Mi presento, saluto. E faccio la mia domanda. In realtà avevo già disegnato una stellina accanto a quella che secondo me era la più importante e cioè la prima: “Come fanno gli atenei con più di 12 facoltà a tagliare?”. Avevo scelto questa perché avevo fatto una ricerca su internet e ce ne sono parecchi. Per esempio Bologna ne ha 18 o 19 mi sembra. La Sapienza ne ha 23. Così posso fare qualche intervistina ai rettori, o a qualche personaggio, insomma vediamo. Intanto faccio questa domanda, che è già una rinuncia alle altre perché so che non ci sarà tempo e perché ho già visto le occhiatacce che mi hanno lanciato i colleghi che volevano uscire dalla sala. Marystar sorride , guarda Giulietto e mi risponde…

La storia è andata diversamente. Nessuno alza la mano quando il ministro Gelmini chiede se ci sono domande. Lei allarga le braccia e sorride, mi sembra stia pensando “lo sapevo, domani mi massacreranno sui loro giornali ma qui non mi chiedono niente”. Tremonti inizia a parlare. Poi ringraziano e se ne vanno.

Ah, dimenticavo.
La storia è andata ancora più diversamente.


Io a quella conferenza stampa – ovviamente – non sono mai andata. L’ho vista su internet. Quando i ministri se ne vanno li imitano i giornalisti. Certo, poi il filmato si interrompe e io non potrò mai sapere se c’è stato l’assalto per le domande. Dopo. Diciamo che dal movimento in sala sembra di no.
Anche se non ero lì le domande però ci sono. E c’è anche un filo di indignazione: perché nessuno ha alzato la mano? il giornalista ha la possibilità di vedere fatti e di poter parlare con persone che i suoi lettori non avranno mai a disposizione se non per suo tramite. Quindi? Se hai la possibilità di fare una domanda devi farla. O no?

“Oggi è solo l’inizio”

Anche Pavia ha avuto la sua contestazione. Anche la Pavia universitaria è riuscita a muoversi contro il decreto Gelmini. Di Pavia si dice che è addormentata, che non reagisce, non riunisce, che è sempre troppo contenuta nelle reazioni. E’ normale che vista questa considerazione di base, e visto il fermento nelle altre piazze italiane, anche gli universitari pavesi si siano decisi a dare voce, spazio e concretezza ai loro no. Nessuno si aspettava di vedere migliaia di studenti riuniti sotto il cortile del rettorato, insieme a docenti (comunque non molti), ricercatori, dottorandi e personale tecnico. Eppure è andata così. Mentre il senato accademico discuteva se approvare o meno la mozione presentata dagli studenti (mozione che chiedeva una presa di posizione rispetto ai tre “no” della legge 133: i tagli, il blocco del turn over e la possibilità per gli atenei di diventare fondazioni private) si sono alternati al microfono rappresentanti di tutte le categorie, tre minuti a testa per raccontare il proprio dissenso, un’esperienza, una proposta. Uniti e senza bandiere. Anita, una ricercatrice precaria ha ricordato quanti precari lavorano tutti i giorni in universitò, Lorenzo ha espresso il disagio dei dottorandi,  “che vivono nell’angoscia del futuro e per questo lavorano male nel presente”. Poi docenti, alcuni pronti a spiegare in piazza. E tanti studenti. Giovanni, scienze politiche, ha preso il microfono per dire con entusiasmo che in quattro anni di università non aveva mai visto tanta gente in assemblea. “BIsogna dare un segnale a questa Pavia sempre morigerata”, l’appello di Anna Maria, chimica. Michele è partito dal cartello appeso al muro, dietro le sue spalle: “Oggi è solo l’inizio”, per dire che bisogna coinvolgere anche la città. 

In senato accademico si sono astenuti solo i due rappresentanti degli studenti di Azione Universitaria, non un’astensione politica – hanno spiegato – ma per ribadire la contrarietà rispetto ai “no senza proposte alle spalle”. La mozione comunque è passata, non le azioni simboliche che gli studenti avevano chiesto di prendere in considerazione (lezioni in piazza, rinvio dell’inaugurazione dell’anno accademico). Ora si va avanti. Per tutta la settimana ci saranno le assemblee di facoltà. Ma la protesta – che fino a questo momento è sempre stata, almeno a Pavia, divisa per ordine di scuola – adesso potrebbe davvero coordinarsi. Ancora una volta grazie a Internet. La rete creata dai genitori delle elementari ha raccolto anche gli universitari, e la catena ha raggiunto anche i licei. Come si articolerà la protesta? Difficile dirlo, per il momento. Ma intanto le voci iniziano a farsi sentire. Dopo le maestre e i genitori in piazza della Vittoria, sono arrivati gli studenti, che hanno spostato l’assemblea di ateno da una delle aule di giurisprudenza, al cortile sotto il rettorato. Perché la “piazza” dell’università pavese è proprio i cortile, con i supo portici, le sue panchine, punto di incontro e di scambio. Ora anche i licei stanno prendendo consapevolezza. Servirebbe un’azione dimostrativa. Servirebbe una catena umana dal centro verso il Ponte Vecchio, un sit-in in Piazza, una distesa di teste pensanti, unite per non mettere a rischio il futuro. Mi piace pensare che forse anche Pavia arriverà ad avere la sua lezione in piazza, come Pisa o Genova. Gli studenti, a gambe incrociate sui ciotoli pavesi, prenderanno appunti tra i passanti curiosi e disinformati, che magari si fermeranno ad orecchiare numeri, teorie e letture. Potrebbe essere un’esperienza interessante, prima ancora che una protesta simbolica.

La Giornata del Laureato

Un mare di gente, file e file di sedie nel cortile Teresiano. Al posto delle auto parcheggiate tante teste, studenti, professori, poi amici e parenti dei laureati con lode. La Giornata del laureato vuole essere per Pavia un po’ come una consegna dei diplomi nelle università americane. Manca il lancio del cappello, ma il risultato è comunque positivo. Non è tanto l’emozione di ricevere il diploma o di salire sul palco, questo dura un secondo. Colpisce di più il ritrovarsi, magari dopo mesi che non ci si vede. Rivedere gli amici con cui hai studiato, passato appunti, ragionato su esami e tesi. E’ più l’idea di avere una festa per noi, un riconoscimento per quanto fatto. A fine serata, da una finestra del primo piano che si affaccia proprio sul cortile Teresiano il panorama lasciava un pensieroso silenzio. Le sedie ormai disordinate e scomposte, il buio su tutto il cortile e le Torri illuminate, gli studenti che a gruppetti lasciavano l’università. E’ sempre bello vedere dall’alto, sempre bello vedere in silenzio.


I BRUSCHI DETTAGLI

Raccontare, vedere poi ascoltare e scrivere. Leggere, chiedere, curiosare. E una pagina bianca per dirlo a qualcuno. Non il Tutto, solo qualche dettaglio

SUL COMODINO

Paul Auster, un po' di Pamuk, Erri De Luca

ULTIME LETTURE

Un uso qualunque di te (Sara Rattaro)

Twitter factor (Augusto Valeriani)

La vita è altrove (Milan Kundera)

1Q84 (Haruki Murakami)

Zita (Enrico Deaglio)

L'animale morente (Philip Roth)

Così è la vita (Concita de Gregorio)

I pesci non chiudono gli occhi (Erri De Luca)

Cattedrale (Raymond Carver)

Lamento di Portonoy (Philip Roth)

Libertà (Jonathan Franzen)

Il dio del massacro (Yasmina Reza)

L'uomo che cade (Don De Lillo)

Il condominio (James G. Ballard)

Sunset limited (Cormac McCarthy)

I racconti della maturità (Anton Cechov)

Basket & Zen (Phil Jackson)

Il professore di desiderio (Philip Roth)

Uomo nel buio (Paul Auster)

Indignazione (Philip Roth)

Inganno (Philip Roth)

Il buio fuori (Cormac McCarthy)

Alveare (Giuseppe Catozzella)

Il Giusto (Helene Uri)

Raccontami una storia speciale (Chitra Banerjee Divakaruni)

Cielo di sabbia (Joe R. Lansdale)

La stella di Ratner (Don DeLillo)

3096 giorni (Natascha Kampusch)

Giuliano Ravizza, dentro una vita (Roberto Alessi)

Boy (Takeshi Kitano)

La nuova vita (Orhan Pamuk)

L'arte di ascoltare i battiti del cuore (Jan-Philipp Sendker)

Il teatro di Sabbath (Philip Roth)

Sulla sedia sbagliata (Sara Rattaro)

Istanbul (Orhan Pamuk)

Fra-Intendimenti (Kaha Mohamed Aden)

Indignatevi! (Stéphane Hessel)

Il malinteso (Irène Némirovsky)

Nomi, cognomi e infami (Giulio Cavalli)

Tangenziali (Gianni Biondillo e Michele Monina)

L’Italia in seconda classe (Paolo Rumiz)

ULTIME VISIONI

Be kind rewind (Michel Gondry, 2007)

Kids return (Takeshi Kitano, 1996)

Home (Ursula Meier, 2009)

Yesterday once more (Johnnie To, 2007)

Stil life (Jia Zhang-Ke, 2006)

Cocaina (Roberto Burchielli e Mauro Parissone, 2007)

Alla luce del sole (Roberto Faenza, 2005)

Come Dio comanda (Gabriele Salvatores, 2008)

Genova, un luogo per dimenticare (Michael Winterbottom, 2010)

Miral (ulian Schnabel, 2010)

Silvio forever (Roberto Faenza, 2011)

Election (Johnnie To, 2005)

Oasis (Lee Chang-dong, 2002)

Addio mia concubina(Chen Kaige, 1993)

La nostra vita (Daniele Luchetti, 2010)

Departures (Yojiro Takita, 2008)

La pecora nera (Ascanio Celestini, 2010)

Flags of our fathers (Clint Eastwood, 2006)

L'uomo che fissa le capre (Grant Heslov, 2009)

Buongiorno Notte (Marco Bellocchio, 2003)

Vallanzasca - Gli angeli del male (Michele Placido, 2010)

Paz! (Renato De Maria, 2001)

Stato di paura (Roberto Burchielli, 2007)

Gorbaciof (Stefano Incerti, 2010)

L'esplosivo piano di Bazil (Jean-Pierre Jeunet, 2008)

Confessions (Tetsuya Nakashima, 2010)

127 ore (Danny Boyle, 2010)

Qualunquemente (Giulio Manfredonia, 2011)

American life (Sam Mendes, 2009)

Look both ways (Sarah Watt, 2005)
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