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Marassi, le chiavi sono un’arma i coltelli no

Quando entro allo stadio mi controllano il biglietto due volte, prima di arrivare ai tornelli. Lì si passa il codice a barre del biglietto e si può entrare. In tribuna appena varcato il cancello ti chiedono ancora una volta la carta d’identità, poi ti fanno aprire la borsa. Vado a Marassi con mio fratello. A entrambi chiedono di aprire lo zaino, la custodia della macchina fotografica. Se vedono le chiavi uscire dalle tasche dei jeans chiedono spiegazioni. “Sono le chiavi di casa”, mio fratello risponde tranquillo. Io un po’ mi arrabbio perché non sempre i controlli sono fatti con educazione. Quando entri in gradinata è peggio. Spesso c’è la Finanza a chiederti di aprire lo zaino, con le ragazzi sono più gentili, con i ragazzi no. Tutti teppisti, sembra essere questo il loro pensiero.

Ho letto e sentito troppa gente esibirsi in variegate frasi, tutte riassumibili in “serbi di merda”. Fastidioso. Pericoloso. Mentre vedevo i fumogeni in campo, le cesoie usate per tagliare la rete della gabbia, ho pensato solo a quando vado allo stadio con mio fratello. Con la mia sciarpa del Genoa, il sorriso stampato in faccia, l’agitazione del prepartita. E quei continui controlli di chi ti vede comunque come uno capace di prendere a botte il suo vicino. Così mi chiedo perché un mazzo di chiavi viene considerato un’arma e un coltellino no.

Sbatti la testa contro il Pallone

Foto by Bruschetta

Ultimo giorno di Europei, stasera Spagna e Germania affronteranno la finale. Mi viene da pensare al rapporto della gente con il calcio. E’ argomento di conversazione e socializzazione, il pallone unisce senza fatica i ragazzi, tifosi, appassionati o semplicemente i “non seguo tanto però…”. Il pallone unisce i bambini. Basta davvero poco per giocare, a scuola si usavano palline di carta nel corridoio, ai giardini si vede sempre qualche gruppetto che corre dietro ad un pallone. Il calcio è argomento di “genere”. Viene identificato come topic maschile e spesso le donne devono sbatterci la testa. Che sia provare a capirci qualcosa per stare dietro ai discorsi degli uomini, che sia per lavoro o per curiosità. Discorso a parte la Nazionale, perché che siano Europei o Mondiali, le partite le guardano tutti, ragazze incluse. Il calcio però è anche argomento di “classe”. E’ vero che senza distinzione di lavoro, occupazione, stipendio, età di calcio ne parlano tutti e le peripezie della propria squadra vengono seguite a più livelli. Solo che guardare la partita è diventata azione limitata al salotto di casa, al maxi schermo in piazza o nei bar, perché lo stadio non è più così aperto al grande pubblico. Costa, davvero troppo. E allora sì, i fedelissimi l’abbonamento lo pagano, e uno sforzo per il derby si può fare (Per vedere Genoa-Samp 52 euro li ho pagati), ma non tutte le settimane, non tutti, non sempre.


I BRUSCHI DETTAGLI

Raccontare, vedere poi ascoltare e scrivere. Leggere, chiedere, curiosare. E una pagina bianca per dirlo a qualcuno. Non il Tutto, solo qualche dettaglio

SUL COMODINO

Paul Auster, un po' di Pamuk, Erri De Luca

ULTIME LETTURE

Un uso qualunque di te (Sara Rattaro)

Twitter factor (Augusto Valeriani)

La vita è altrove (Milan Kundera)

1Q84 (Haruki Murakami)

Zita (Enrico Deaglio)

L'animale morente (Philip Roth)

Così è la vita (Concita de Gregorio)

I pesci non chiudono gli occhi (Erri De Luca)

Cattedrale (Raymond Carver)

Lamento di Portonoy (Philip Roth)

Libertà (Jonathan Franzen)

Il dio del massacro (Yasmina Reza)

L'uomo che cade (Don De Lillo)

Il condominio (James G. Ballard)

Sunset limited (Cormac McCarthy)

I racconti della maturità (Anton Cechov)

Basket & Zen (Phil Jackson)

Il professore di desiderio (Philip Roth)

Uomo nel buio (Paul Auster)

Indignazione (Philip Roth)

Inganno (Philip Roth)

Il buio fuori (Cormac McCarthy)

Alveare (Giuseppe Catozzella)

Il Giusto (Helene Uri)

Raccontami una storia speciale (Chitra Banerjee Divakaruni)

Cielo di sabbia (Joe R. Lansdale)

La stella di Ratner (Don DeLillo)

3096 giorni (Natascha Kampusch)

Giuliano Ravizza, dentro una vita (Roberto Alessi)

Boy (Takeshi Kitano)

La nuova vita (Orhan Pamuk)

L'arte di ascoltare i battiti del cuore (Jan-Philipp Sendker)

Il teatro di Sabbath (Philip Roth)

Sulla sedia sbagliata (Sara Rattaro)

Istanbul (Orhan Pamuk)

Fra-Intendimenti (Kaha Mohamed Aden)

Indignatevi! (Stéphane Hessel)

Il malinteso (Irène Némirovsky)

Nomi, cognomi e infami (Giulio Cavalli)

Tangenziali (Gianni Biondillo e Michele Monina)

L’Italia in seconda classe (Paolo Rumiz)

ULTIME VISIONI

Be kind rewind (Michel Gondry, 2007)

Kids return (Takeshi Kitano, 1996)

Home (Ursula Meier, 2009)

Yesterday once more (Johnnie To, 2007)

Stil life (Jia Zhang-Ke, 2006)

Cocaina (Roberto Burchielli e Mauro Parissone, 2007)

Alla luce del sole (Roberto Faenza, 2005)

Come Dio comanda (Gabriele Salvatores, 2008)

Genova, un luogo per dimenticare (Michael Winterbottom, 2010)

Miral (ulian Schnabel, 2010)

Silvio forever (Roberto Faenza, 2011)

Election (Johnnie To, 2005)

Oasis (Lee Chang-dong, 2002)

Addio mia concubina(Chen Kaige, 1993)

La nostra vita (Daniele Luchetti, 2010)

Departures (Yojiro Takita, 2008)

La pecora nera (Ascanio Celestini, 2010)

Flags of our fathers (Clint Eastwood, 2006)

L'uomo che fissa le capre (Grant Heslov, 2009)

Buongiorno Notte (Marco Bellocchio, 2003)

Vallanzasca - Gli angeli del male (Michele Placido, 2010)

Paz! (Renato De Maria, 2001)

Stato di paura (Roberto Burchielli, 2007)

Gorbaciof (Stefano Incerti, 2010)

L'esplosivo piano di Bazil (Jean-Pierre Jeunet, 2008)

Confessions (Tetsuya Nakashima, 2010)

127 ore (Danny Boyle, 2010)

Qualunquemente (Giulio Manfredonia, 2011)

American life (Sam Mendes, 2009)

Look both ways (Sarah Watt, 2005)
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