Nevica. Non molto in effetti. Forse è più pioggia, ma c’è un leggero strato bianco sull’aiuola che vedo dalla finestra. Pavia aspettava la neve. Ne ha un assaggio in queste ore, magari nella notte i centimetri aumenteranno. Per ora, sono le 22, siamo fermi a uno. Scatto una fotografia aprendo la finestra della redazione. La luce è arancione, si vedono i fiocchi sotto il lampione. Neve significa chiedersi se domani mattina vedrò dalla finestra sul tetto nella mansarda solo uno strato bianco. Neve significa chiedersi se domani si giocheranno le partite di calcio. E questo cambia molto nel giornale del giorno dopo. Di ricordi di neve se ne pescano parecchi, basta pensarci qualche minuto. Però, così, appena vista la luce giallastra, mi sono ricordata di un capodanno di tanti anni fa. Ero una bambina, la mia famiglia era invitata a cena da una compagna di scuola. Non lontanissimo da casa, però in un quartiere diverso. Io tra i vicoli del centro storico, lei in cima alla collina di Carignano. Quando siamo usciti, a festeggiamenti finiti, c’era la neve. Quella fresca della notte, intatta anche in una città. Intatta perché nessuna auto circolava, tutti intenti a rincorrere il nuovo anno. Siamo arrivati a casa, io e papà ci siamo cambiati, abbiamo aggiunto qualche strato sotto le giacche e siamo usciti di nuovo. E’ un ricordo giallo arancio, come le luci artificiali sulla strada bianca.
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Neve. Ricordo giallo e arancio
Published gennaio 28, 2012 Luoghi , pavia 2 CommentsTag:genova, lampioni, neve, pavia, ricordi
Ricordi in una noce
Published gennaio 2, 2011 Riflemozioni 2 CommentsTag:anno nuovo, noci, pensieri, ricordi
Scrivevo stretto stretto, un elenco lungo racchiuso in un foglio piccolo. Ne facevo un quadratino. Poi prendevo i gusci di noci, aperti in modo da non romperli, li volevo metà perfette. Sistemavo il mio quadratino dentro la noce e la sigillavo, lasciata a riposare in un cassetto. Dentro tutto quello che era successo durante l’anno. Cose piccole, date importanti, immagini, ricordi. A volte ben ordinati, un mese dopo l’altro. Altre volte in ordine sparso, così come la memoria li ritrovava tra i pensieri. Un rito. Un po’ come scrivere su un angolo strappato dal quaderno una cosa da buttare e una da tenere e poi far bruciare quei fogli scomposti nel rogo della notte delle streghe, in una Genova che si prepara a cercare i suoi fantasmi mentre celebra il suo patrono San Giovanni Battista.
Per qualche anno il 31 dicembre per me è stato una noce aperta poi chiusa di nuovo. Avevo il mare attorno, forse anche l’aria rende diversi i giorni e i pensieri che questi si portano dietro. C’è stato un momento in cui lo avrei fatto ancora. Pochi giorni fa ero pronta a cercare due gusci perfetti, pronta a dare loro un contenuto alternativo, il mio. Poi ho pensato che non mi servivano contenitori da lasciar dormire in fondo ad un cassetto. Ci sono io che ricordo ogni minuto, che sento gli odori, che vedo ogni faccia, un sorriso, una mano, una parola. Sono il mio guscio.